Quando i terroristi neri dei NAR entrarono in casa di Fred Bongusto

La vita di Fred Bongusto è fatta di note liete, come quelle che lui amava cantare, con le tipiche sonorità degli anni Sessanta. Era un’Italia diversa quella che l’artista, scomparso nella giornata dell’8 novembre 2019, raccontava nei testi delle sue canzoni. Un’Italia che scorreva più tranquilla, forse, all’interno delle vicende personali di ciascuno, ma che in realtà si stava preparando alla grande strategia della tensione che ha contraddistinto gli anni Settanta.

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Fred Bongusto Nar, l’episodio degli anni Settanta

E, in una circostanza, anche Fred Bongusto si è trovato al centro di queste vicende storiche. Due terroristi neri dei NAR (Nucleo Armato Rivoluzionario), infatti, gli entrarono in casa, in sua assenza. L’obiettivo era quello di fare una rapina per poter acquisire oggetti di valore, da riutilizzare successivamente per finanziare la cosiddetta lotta armata.

In quella circostanza, come raccontavano anche le cronache dell’epoca, due persone – Cristiano Fioravanti (fratello di Giusva) e Alessandro Alibrandi – entrarono nell’appartamento di Fred Bongusto, al civico 30 di via Vincenzo Tiberio. I due si presentarono come fattorini, che avrebbero dovuto consegnare delle rose alla moglie di Fred Bongusto, l’attrice Gaby Palazzolo. Fu lei a lasciarli entrare, non sospettando in alcun modo le loro intenzioni criminali.

Fred Bongusto Nar, la testimonianza della moglie Gaby Palazzolo

I due frequentavano la figlia di Fred Bongusto da qualche tempo e, per questo motivo, conoscevano l’abitazione del cantante. Ma nessuno, in casa, sospettava di quelle amicizie che si rivelarono poi sbagliate. La moglie di Fred Bongusto e la governante vennero picchiate e legate. A distanza di tempo, la signora Gaby Palazzolo commentò così l’accaduto:

«Sembrava un commando. Si muovevano decisi. Portavano armi da guerra. Il più piccolo dei due, con una mano impugnava la pistola. Un pistolone enorme. Con l’altra mi sferrò un pugno in faccia. M’è rimasta la cicatrice sotto il labbro. Il cazzotto me lo diede al mento. Non svenni neanche per la paura. Ero terrorizzata. Mi curarono alla clinica Paideia. Uno dei due mi disse: “Tu sei una brava donna”. E ci credo, pensai. Con tutto quello che si portarono via. Una borsa di gioielli, persino il disco d’oro di Fred che stava esposto all’ingresso. Cristiano, durante il processo, disse che con quei soldi si comprarono un peschereccio per andare non so dove. Era un giro di ragazzi che conosceva mia figlia. Sembravano tutti per bene. Prima hanno fatto il baciamani e poi…»

Il bottino racimolato in quella circostanza, compreso il disco d’oro che Fred Bongusto aveva appena vinto, ammontò a quasi 100 milioni di lire. Nei processi successivi, relativi alla strategia della tensione, i terroristi dei Nar parlarono anche dell’azione a casa del cantante. Di cui erano note già da allora le simpatie politiche, che lo portarono a essere eletto in consiglio comunale a Bari (nel corso degli anni Novanta) in rappresentanza del Partito Socialista.

FOTO: ANSAOLDPIX

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