Frances Haugen chiede all’Europa che nel DSA si consenta l’accesso ai dati di Big Tech ai ricercatori indipendenti

Secondo la whistleblower di Facebook, si tratta di una occasione storica che non può essere mancata

30/03/2022 di Gianmichele Laino

Dopo aver usato il fischietto (risaliamo semplicemente all’etimologia del termine whistleblower), adesso è la volta del cartellino giallo. Frances Haugen, l’ex dipendente di Facebook che ha pubblicato diversi documenti interni che testimoniavano come l’azienda non desse seguito alle ricerche realizzate sui disagi dei minori che utilizzano la piattaforma o sui problemi di moderazione nelle lingue diverse dall’inglese, ha avvertito l’Unione Europea sull’occasione – più unica che rara – che il legislatore ha attraverso la stesura del Digital Services Act che, insieme al Digital Markets Act, è destinato a cambiare i rapporti di forza tra Big Tech e gli stati membri.

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Frances Haugen sul DSA, l’appello dalle colonne del Financial Times

Le parole di Frances Haugen riguardano soprattutto la possibilità, da parte dell’Europa, di concedere un più ampio e vasto accesso ai dati e agli algoritmi delle piattaforme digitali, non soltanto agli accademici, ma anche ai ricercatori indipendenti. La whistleblower di Facebook, dalle colonne del Financial Times – per questa testata ha scritto un column a commento dei nuovi provvedimenti europei -, ha sottolineato il ruolo importante dei ricercatori indipendenti nell’ambito delle analisi sulle piattaforme Big Tech: ha evidenziato come siano loro, mossi da un background senza dubbio più motivante e conoscendo soprattutto le realtà di cui si occupano, ad avere le migliori chances per sollevare criticità relativamente all’utilizzo di determinati dati degli utenti da parte delle piattaforme.

Frances Haugen intravede un unico problema in tutto questo: la compatibilità tra l’accesso ai dati e l’esercizio della privacy. È possibile – sostiene – che creare un sistema troppo aperto crei effettivamente dei problemi e delle zone d’ombra. Ma è consapevole, allo stesso modo, che l’Unione Europea sia dotata dello strumento migliore – nella sua opinione – perché ciò accada. Infatti, secondo la Haugen, il GDPR rappresenterebbe una garanzia: i ricercatori indipendenti di quelle organizzazioni che rispettano il GDPR dovrebbero avere la possibilità di accedere ai dati delle grandi piattaforme. «Durante i passaggi finali sul DSA – ha concluso la Haugen – l’UE deve saper custodire il ruolo che possiamo ritagliarci nella difesa dei nostri figli, delle nostre democrazie e delle nostre libertà».

Il DSA si concentra, a differenza del DMA (basato sulla equa concorrenza), sulle piattaforme digitali e sulla condivisione di materiali e di informazioni sulle stesse. Tra i principi presi in considerazione dal DSA, ci sono quelli dei contenuti che possono essere condivisi sulle piattaforme, la tutela degli utenti verso decisioni estremamente arbitrarie, la tutela dei dati nel tracciamento pubblicitario, la trasparenza anche sugli algoritmi.

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