Fino a dove si può spingere il fotografo? Lo scatto del parto in diretta fa discutere

Ok, è arrivato il momento di parlare un po’ di cosa è giusto fotografare e cosa meno. E, soprattutto, se è opportuno divulgare – a livello mondiale – delle immagini che dovrebbero far parte, al massimo, dell’album dei ricordi di famiglia. Un fotografo del Kansas, Tammy Karing, fa questo di mestiere: immortala i momenti del parto e ritrae i piccoli neonati mentre emettono i loro primi sospiri vitali. Nulla di strano, fin qui. Ci sono tante imprese che offrono questo tipo di servizio ai propri clienti.

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FOTOGRAFIA PARTO, COSA È SUCCESSO?

Tuttavia, quello che è successo nel corridoio di un locale pronto soccorso sta facendo il giro del mondo. Una mamma, Jes Hogan, ha dato alla luce il suo quinto figlio nel corridoio dell’ospedale. I momenti concitati del parto – che da intimi sono diventati di dominio pubblico – sono stati fissati dall’obiettivo del fotografo in questione, che ha addirittura ripreso il momento esatto in cui il piccolo è venuto alla luce.

Il portale Buzzfeed ha deciso di pubblicare tutta la sequenza, dagli scatti più innocui (quello proposto in copertina rientra in questa categoria, sappiatelo), fino a quelli più estremi. La censura? Praticamente inesistente: nell’articolo c’è un filtro sulle fotografie più forti contrassegnato da un alert che avvisa l’utente del contenuto sensibile dell’immagine. Ma questo «velo» è facilmente aggirabile: basta cliccare sulla fotografia per avere un’idea di quello che si nasconde dietro l’effetto sfumato.

FOTOGRAFIA PARTO, È GIUSTO?

L’operazione di pubblicazione di questo «progetto fotografico» è stata salutata con entusiasmo da Buzzfeed, che ha definito «amazing» il fatto di aver immortalato l’esatto momento del parto. Condivisibile? Dove inizia il diritto di cronaca e dove finisce la privacy di una famiglia che, del resto, ha dato il suo consenso affinché tutte le fotografie fossero pubblicate? Quanta dose di esibizionismo c’è e quanto, invece, quel parto lì può essere considerato degno di essere segnalato dalla letteratura medica tanto da essere corredato da immagini esplicative?

Non si tratta di moralismo, ovviamente. Ma di tatto. Nell’epoca dell’iperconnessione, un momento tipicamente domestico diventa di dominio pubblico, fa il giro del Paese e del mondo. Diventa oggetto di dibattito sui siti e sui blog che affollano internet. Ma siamo davvero sicuri che, al giorno d’oggi, ci sia davvero bisogno di tutto questo?

 

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