Svolta nel mondo dei rider, riconosciuta la subordinazione dei fattorini di Foodora

11/01/2019 di Redazione

Una sentenza destinata a essere a suo modo storica, soprattutto nel mondo dei nuovi lavori. Cinque riders di Foodora (i fattorini che trasportano il cibo dai ristoranti alle case degli utenti dell’app per le prenotazioni online) si sono visti parzialmente riconoscere il loro diritto a essere considerati lavoratori subordinati. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Torino.

Foodora, la sentenza storica nel mondo dei riders

«Non possiamo non dirci soddisfatti, la sentenza dimostra che non eravamo dei pazzi quando affermavamo che queste persone avevano dei diritti – ha detto Silvia Druetta, uno dei legali degli ex fattorini di Foodora -. È la conferma – ha aggiunto il legale – che i diritti esistono». Una battaglia, quella che hanno condotto i fattorini di Foodora in tribunale, che unisce centinaia di nuovi lavoratori – in maggior parte giovani – che stanno cercando di ottenere sempre più diritti nell’ambito del settore del food delivery, una nuova forma di economia che si sta imponendo da qualche anno e che, per questo, è scarsamente coperta da norme.

I cinque riders riceveranno una somma calcolata sulla retribuzione media stabilita per dipendenti del contratto collettivo logistica-trasporto merci. Foodora, al momento, non ha commentato. Tuttavia, da qualche tempo – incontrando difficoltà nella gestione dei suoi dipendenti – aveva annunciato di voler abbandonare il mercato italiano perché troppo complesso.

La sentenza della Corte d’Appello ha ribaltato quella che era stata pronunciata in primo grado dal tribunale ordinario. «Qui si sta parlando di fattorini in bicicletta – avevano spiegato gli ex riders prima del processo di oggi -, ma c’è tutto un mondo di lavoratori finti Co.Co.Co e finti autonomi che merita di essere riconosciuto». Nel 2016, i cinque riders avevano perso il loro lavoro in seguito alle loro proteste con Foodora.

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