Il primo passo verso la legge anti-omofobia: approvati i 4 milioni per le vittime di discriminazione
03/07/2020 di Gianmichele Laino
Il quadro della legge anti-omofobia che porta le firme del deputato Alessandro Zan e di Ivan Scalfarotto si riempie con un primo tassello. Questo pomeriggio, infatti, alla Camera dei Deputati è stato approvato un emendamento al decreto rilancio che prevede lo stanziamento di per un risarcimento per le vittime di omotransfobia. Quello che potremmo definire un fondo anti-omofobia potrà contare su una base di partenza di 4 milioni di euro.
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Fondo anti-omofobia, approvati i 4 milioni di euro
«Primo tassello del quadro normativo a contrasto di discriminazione e odio omotransfobico – ha detto Alessandro Zan -. Il prossimo passo è approvazione del ddl in arrivo in aula alla Camera il 27 luglio». Il fondo, infatti, secondo il disegno originario, avrà un ruolo molto importante nella sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale sulle tematiche dell’omotransfobia.
Fondo anti-omofobia, a cosa serve
Nel fondo, infatti, sono compresi anche i finanziamenti per realizzare centri contro la discriminazione su tutto il territorio nazionale, che possano garantire assistenza legale, sanitaria e psicologica a tutte le vittime di discriminazione e di violenza. Si tratta di un elemento fondamentale che punta a dare anche una consistenza pratica a una legge per cui l’iter sembra procedere a passo spedito e che avrà il suo primo banco di prova in aula proprio a fine mese.
Nei giorni scorsi anche questo aspetto della proposta di legge contro l’omofobia era stato criticato dall’ala conservatrice della politica italiana. Nella fattispecie, dal senatore della Lega Simone Pillon, fino ad arrivare ad altri esponenti della destra e del mondo cattolico, l’idea dello stanziamento di un fondo in favore delle vittime dell’omofobia era stata molto criticata. I motivi erano i soliti: le difficoltà economiche del Paese all’indomani del coronavirus e la scarsità di risorse da mettere a disposizione per altri settori, come quello delle scuole paritarie. Oggi, tuttavia, il parlamento ha fatto un primo passo in avanti.