Cos’è la FoMO e perché è enfatizzata dai social network

Un concetto che nasce offline, ma che è diventato ancor più evidente a causa di una società iperconnessa

18/01/2024 di Enzo Boldi

Gli effetti sociali dei social, con l’attribuzione di vecchi comportamenti e definizioni a nuove dinamiche che – oramai – accompagnano le nostre giornate. Sempre più spesso, infatti, giovani e meno giovani sono alle prese con una complicata gestione del proprio tempo trascorso all’interno delle piattaforma. Come se la vita digitale prendesse il sopravvento su quella reale. Un’ansia che si trasforma in paura, quella di essere tagliato fuori. Per questo motivo si parla sempre più spesso di FoMO.

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Questa sigla non è altro che l’acronimo di quattro parole che formano un concetto ben definito: Fear of Missing Out. La paura di essere tagliati fuori dalle dinamiche che ci circondano. Una definizione che non era nata in chiave social, ma che ha trovato nell’utilizzo e la diffusione delle piattaforme il suo punto di caduta più evidente.

Cos’è la FoMO e perché è applicata ai social network

Per capire esattamente di cosa stiamo parlando, occorre tornare alle origini di questo concetto. A partorirlo è stato l’imprenditore statunitense Patrick McGinnis. Era il 2004 e lui era ancora uno studente. Vedeva intorno a sé quest’ansia continua che soffocava la vita dei suoi colleghi. Tutti che correvano tra un evento e l’altro, senza soluzione di continuità. Non volevano perdere neanche un evento, anche se il tempo non consentiva loro di affrontare con razionalità e capacità di scelta ciò che stava accadendo. E così, McGinnis scrisse un articolo, pubblicato sulla rivista The Harbus (della Harvard Business School), fornendo quell’acronimo che, oggi, ha un riflesso quotidiano. Anche a causa dei social.

Si tratta di uno stato d’ansia perenne, insita nell’essere umano, che viene enfatizzato dalla velocità di una società sempre e iperconnessa. Dunque, una paura di essere tagliati fuori dal mondo che crea e acuisce una dipendenza dai mezzi tecnologici. Anche perché, parallelamente alla FoMO si può parlare di NoMO (No Mobile, la paura di rimanere senza telefono) e FoJI (Fear Of Joining In, il timore di non ricevere reaction o commenti dopo aver pubblicato qualcosa sulle piattaforme social).

I comportamenti tipici

L’Istituto europeo delle dipendenze, fornisce una sorta di identikit dei comportamenti che possono essere il campanello d’allarme. Quelli che, per evitare di vivere in costante ansia sociale, dovrebbero essere evidenziati al fine di cambiare il nostro modo di agire. E ci sono una serie di “quando” da tenere a mente:

  • quando il tempo speso a interagire virtualmente diventa predominante nella giornata;
  • quando preferiamo stare su relazioni virtuali piuttosto che uscire con gli amici;
  • quando siamo ossessionati dal continuo controllare tutti i “ping!” che arrivano al nostro cellulare;
  • quando lasciamo la suoneria accesa di notte per controllare se ci sono arrivate delle notifiche;
  • quando il nostro stato d’animo, la percezione di noi stessi in termini di autostima e auto-efficacia sono in relazione dei like e dei follower che abbiamo e dal fatto di essere o non essere esclusi da eventi social;
  • quando siamo distratti a scuola e al lavoro per controllare il telefono;
  • quando cerchiamo di controllare questo impulso e non ci riusciamo.

Fattori che, spesso e volentieri, riscontriamo nelle vite delle persone che ci circondano. Anche di quelle che non conosciamo. Basti pensare a chi non può staccare gli occhi dal proprio device mentre attraversa una strada, o chi non può non pubblicare compulsivamente post, pensieri, immagini o video live per raccontare al “mondo” digitale la propria giornata.

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