La giravolta di Foa per dire che «lo spazio in Rai a Salvini e Di Maio va a discapito della maggioranza»
09/04/2019 di Redazione
Analisi tecnicamente basata su elementi solidi. Ma che, alla fine, certifica il capolavoro mediatico che il governo giallo-verde è riuscito a fare, sempre sul filo del rasoio per quanto riguarda il rispetto delle regole. «Maggioranza e governo Conte – ha spiegato il presidente della Rai Marcello Foa in commissione di Vigilanza – hanno ‘occupato’ il 50% degli spazi. Con il governo Renzi si arrivò al 59%, con quello Gentiloni il 59% mentre il governo Letta con Pd-Fi arrivò anche al 78%, salvo tornare al 59% con l’uscita dal governo di Fi e l’entrata di Ncd».
Foa in vigilanza difende la presenza di Salvini e Di Maio in tv
Numeri alla mano, la gestione delle presenze dei politici all’interno dei telegiornali e dei programmi del servizio pubblico sembra inappuntabile. Eppure, c’è un vulnus. Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono i due capi politici delle due maggiori forze di governo. La loro presenza massiccia si deve al fatto che, oltre a essere leader, sono anche ministri e vicepremier dell’esecutivo. Per questo motivo, secondo Marcello Foa, la loro maggiore presenza in televisione sembra essere giustificata.
La presenza del presidente Rai in commissione di Vigilanza si è resa necessaria in virtù della segnalazione di alcuni deputati in seguito ai dati riportati dall’Agcom, che mostravano una presenza predominante da parte di Salvini e Di Maio in televisione.
I limiti della correttezza formale del ragionamento di Foa
Quello di Foa è un ragionamento che, dal punto di vista dei bilancini utilizzati in Rai per disciplinare la presenza di politici in tv, non fa una piega. Eppure ci spiega come, dietro ai formalismi, si nasconda di fatto un monopolio dell’informazione legata alla maggioranza. Le opposizioni, al contrario, sono relegate a percentuali molto basse.
Marcello Foa, dunque, ha affermato che la presenza di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini, in virtù dei molteplici ruoli istituzionali ricoperti, non incide sullo spazio dedicato alle opposizioni, ma a quello dedicato alla maggioranza. Un vero e proprio paradosso. Formalmente corretto, ma devastante nella sostanza.
FOTO: ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO