C’è un’Italia che canta l’Inno di Mameli ai balconi, ma i morti per coronavirus in un giorno sono 250
13/03/2020 di Redazione
La situazione dei flashmob dai balconi, com’era prevedibile, ci è sfuggita di mano. Quelle che nella giornata di ieri erano state manifestazioni spontanee e, per questo motivo, anche toccanti, quelli che ci sono stati nella giornata di oggi a Roma – su invito della sindaca della città Virginia Raggi – sembravano una sorta di ostentazione dell’io-non-ho-paura, condito da quel patriottismo che gli italiani rispolverano soltanto in occasioni del genere o in occasione dei mondiali di calcio.
L’inno d’Italia nelle strade deserte di #Roma #flashmob nell’epoca del #coronavirus siamo davvero un grande Paese e lo sappiamo dimostrare anche nei momenti più complicati! Daje avanti tutta 💪 pic.twitter.com/Qtt12eAtY5
— David Parenzo (@DAVIDPARENZO) March 13, 2020
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Flashmob a Roma, ma i morti in un solo giorno sono 250
La verità è che, mentre nelle strade italiane risuonavano le note dell’Inno di Mameli (e qualcuno ne approfittava anche per sfogare tutto quel nazionalismo latente che sta venendo sempre più fuori tra i cittadini italiani), il capo della protezione civile Angelo Borrelli snocciolava il triste elenco dei numeri relativi al contagio da coronavirus nella giornata del 13 marzo 2020.
Numeri che, come spiegato qui, non sono affatto incoraggianti. Perché si vede a vista d’occhio che l’epidemia si sta spostando anche al sud (in relazione ad alcuni comportamenti scellerati che sono stati messi in atto nello scorso fine settimana, i cui risultati si vedono dopo il periodo di incubazione di 4-7 giorni che ha la malattia) e, soprattutto, che il numero di morti sta aumentando in maniera esponenziale. Nella sola giornata del 13 marzo sono morte ben 250 persone in tutta Italia.
Tutto questo mentre c’era un’Italia che faceva finta di non vedere. Quella che si rifugiava nel tricolore e nelle note dell’inno nazionale. Quella che apriva i balconi e si metteva a urlare. Quella che tirava fuori dai ripostigli (ci auguriamo che sia stato così e non che qualcuno si sia spostato dalla propria abitazione appositamente per questo) gli altoparlanti e i microfoni per gridare più forte del vicino. È questione di priorità. E, al momento, quella degli italiani dovrebbe essere quella di preoccuparsi dei propri cari.