Scoprono che è lesbica: violenze in famiglia, il dramma di Francesca

07/03/2019 di Redazione

Una storia di violenze e sopraffazioni verso una figlia che aveva la sola colpa di essere lesbica. «Meglio una figlia morta che lesbica!» con queste parole la madre, il padre, la sorella e il suo fidanzato andarono a prendere a scuola Francesca, all’epoca dei fatti 15enne, per rinchiuderla in camera dopo averla picchiata in macchina. La sua colpa? L’orientamento sessuale non gradito alla famiglia e al paese tutto.

La denuncia di Francesca dopo 8 anni di vessazioni

Adesso, Francesca, dopo 8 anni di violenze, ha deciso di sporgere denuncia verso la famiglia e si costituirà parte civile verso i genitori che la sostituta procuratrice di Termini Imerese, Annadomenica Gallucci, vuole portare a processo con l’accusa di maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori. Lo riporta Repubblica in un articolo a firma di Salvo Palazzolo nel quotidiano in edicola oggi.

«Mi tagliavo i capelli e vestivo maschile la mia famiglia aveva già capito qualcosa delle mie scelte. Poi, una mattina ho lasciato il cellulare a casa, mia sorella ha letto i messaggi e li ha fatti vedere a mio padre. Quel giorno, sono corsi a scuola a prendermi. Tutti. Mio padre, mia madre, mia sorella e il suo fidanzato. E mentre eravamo in macchina, mi davano botte in testa, nelle gambe, mi davano botte dappertutto». Una storia quella di Francesca che è un esempio di come la cultura patriarcale possa creare mostri. Il padre, infatti, scoperto l’orientamento sessuale della figlia decise di stuprarla perché, come le disse mentre si spogliava davanti a lei: «Tu queste cose devi guardare, non le donne».

La comunità copre gli abusi sulla ragazza

Una storia di violenze fisiche e psicologiche che non si risolve nell’ambito familiare ma che riesce a essere continuativa e persistente proprio per l’appoggio della comunità del paese siculo teatro della vicenda. Qui, infatti, erano in molti a sostenere il trattamento disumano nei confronti della ragazza. Come ricorda Francesca i tentativi di fuga furono numerosi e sempre fallimentari perché qualcuno chiamava il padre perché l’andasse a riprendere.

Maggiorenne, dopo tre tentativi di suicidio, Francesca è riuscita a fuggire e a trovare ospitalità in una casa famiglia dove ha ritrovato la serenità e la voglia di denunciare la famiglia. «Adesso è importante una cosa soprattutto: raccontare questa storia perché tante ragazze che vivono situazioni simili alla mia non si scoraggino, non pensino mai di farla finita. Racconto – continua Francesca – perché anche loro trovino il coraggio di denunciare.

 

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