Ricordatevi dei vostri figli

Noi genitori, in fondo, siamo veramente egoisti

28/08/2020 di Matteo Forte

Scuola aperta, scuola chiusa, sicurezza dei docenti, lavoro dei genitori, videoconferenze. Siamo sicuri che stiamo veramente mettendo a fuoco ciò che conta davvero?

Su un pregiato sito italiano, nostro competitor si può dire, è stata pubblicata una immagine di un bambino che piange di fronte a una video lezione. Una scena agghiacciante, per cui nessun degli addetti ai lavori penserebbe a una fake news (beh sì, oggi si potrebbe anche pensare che la mamma l’avesse appena sgridato perché non stava attento, no?) che porta all’attenzione come stiamo trascurando l’elemento centrale a cui tutto si dovrebbe necessariamente piegare.

Le esigenze dei nostri figli.

Figli a scuola, sono davvero la nostra priorità?

Abbiamo pensato a come si sentono e soprattutto cosa avranno da raccontare di questo periodo un domani? Mio figlio ha fatto la prima elementare in lockdown e gli mancherà per sempre. Ricordiamo tutti insieme, la nostra prima elementare: per mio figlio, e per altri, non ci sarà. Nei pensieri instabili del momento, mi sono confrontato con il pensiero che certamente si ricorderà di altro, di elementi che lo renderanno più consapevole di un mondo insicuro, ma non posso negare l’evidenza che qualcosa, questo momento storico, ci abbia reso diversi nel confronto che un giorno dovremo necessariamente fare.

Quando è così, bisognerebbe cambiare, radicalmente.

Siamo in grado di dare altro? Di cambiare approccio di fronte all’inevitabile? Non basterebbe porsi la domanda «come far studiare meglio i nostri figli senza che essi vedano questa come l’ennesima ingiustizia da cui poi pretendere un diritto alla vita?».

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Cambiare, per loro, fregandosene di ogni elemento a difesa di altri valori meno importanti. Cambiare, ora, oggi, noi, senza dire che è di un ministro la colpa: la politica sociale non si costruisce dall’alto verso il basso, ma viceversa. Cambiamo? Sì? Cosa ci ferma nel fare una piattaforma di e-learning che non venga hackerata, o cosa ci ferma nell’impiegare questo tempo per formare un corpo docente ben istruito sugli strumenti digitali? Cosa ci ferma a fare classi di 3-4 alunni con orari spalmati nella giornata, per favorire l’apprendimento e ridurre il rischio? Cosa ci ferma a non attuare politiche atte a “intrattenere” bambini con gli strumenti di oggi (giochi online, ad esempio) o contenuti in linea con la loro sensibilità?

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Banchi con le ruote, perché mai no, confusione e chiacchiere con slogan su pagine social che non dovrebbero nemmeno essere lette, condite con l’incredibile sfacciataggine di catene fake news, capaci di arrivare a fasce cosiddette “alte” della società. (ormai senza argini, come quella del TSO per i bambini: io stesso, vi giuro, per un momento ci ho creduto quando a riportarmelo de visu è stata una persona laureata in medicina). La cronaca odierna, la purulenza del nescio (in latino, ne-scio, che non conosce) e i muri. I muri dei sindacati, i muri dei genitori, degli intellettuali (fermi a contemplare se sponsorizzare la propria pagina FB per contare di più) e della politica.

Cari figli, oggi non abbiamo nemmeno un cannone per buttare giù questi muri perché le fondamenta sono la nostra quotidiana aberrazione al fermarci a ragionare, la passività di un commento e un mi piace: preferiamo cambiare uno stato sui social che lottare per voi. Nessuno se ne frega di voi, almeno apparentemente, siete soli a difendere ciò che un virus – vero quello sì – vi ha levato. Cari figli, noi genitori in fondo siamo veramente egoisti.

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