La Figc non sceglie la ‘linea Salvini’ e cambia la norma sul razzismo dagli spalti

11/01/2019 di Enzo Boldi

Al netto delle indicazioni – perché di questo si tratta – indicate da Matteo Salvini nel corso dell’incontro tra i vertici del calcio italiano, la polizia e il Viminale, la Figc è intenzionata a modificare la normativa sulla sospensione delle partite in caso di cori razzisti e discriminatori dagli spalti degli stadi italiani. Nell’ordine del giorno corso del prossimo Consiglio Federale, originariamente in programma il prossimo 28 gennaio e ora spostato di 48 ore, c’è l’ipotesi di snellire il percorso che porta allo stop ai match durante i quali i tifosi si rendano protagonisti di gesti e atteggiamenti denigratori.

A riportare questa indiscrezione è stato Il Corriere dello Sport che questa mattina spiega come nell’idea di riforma voluta dal neo presidente Figc Gabriele Gravina ci sia la riduzione degli step per arrivare all’eventuale sospensione delle partite. La norma è contenuta, attualmente, nell’articolo 62 delle Noif (norme organizzative interne della Federcalcio) e, secondo il regolamento attuale vigente, prevede tre passaggi prima di arrivare a una valutazione sulla sospensione effettiva di un match: il primo è un richiamo attraverso gli altoparlanti, il secondo è la sospensione con secondo annuncio al pubblico e il terzo è lo stop alla gara (su decisione del responsabile dell’ordine pubblico), il rientro negli spogliatoi e lo 0-3 a tavolino. Il tutto in base al regolamento della Uefa del 2009.

Cosa prevede la riforma prevista dalla Figc

Con la modifica dell’articolo 62 delle Noif, la Figc punta a snellire fattivamente questo iter riducendo a due gli step prima dell’eventuale sospensione del match. Dal prossimo febbraio, data in cui dovrebbe entrare in vigore questa modifica al regolamento, le cose dovrebbero cambiare. Durante le partite, l’arbitro potrà decidere (per sua iniziativa o su segnalazione) se fermare il gioco durante l’annuncio tramite gli altoparlanti, facendo radunare le due squadre a centrocampo.

Il nodo dello 0-3 a tavolino

Dopodiché, qualora i cori razzisti e discriminatori dovessero proseguire, l’arbitro potrà scegliere di far rientrare le squadre negli spogliatoi. A quel punto entra in gioco il responsabile dell’ordine pubblico che deciderà l’eventuale interruzione della partita, con successivo 0-3 a tavolino nei confronti della squadra ritenuta ‘colpevole’. La parte più delicata sembra essere proprio la questione della sconfitta ‘a tavolino’ per razzismo, perché alcune società rischiano di finire sotto il ricatto dei tifosi.

(foto di copertina: ANSA / MATTEO BAZZI)

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