Dopo le liti social, Vittorio Feltri è pronto a querelare Andrea Scanzi

19/12/2019 di Enzo Boldi

Il tutto è partito da un acceso botta e risposta tra i due sui social network. Da una parte Andrea Scanzi, dall’altra Vittorio Feltri. Personaggi che, per indole, non le mandano mai a dire e non usano mezzi termini quando c’è da difendere una propria opinione personale su qualsiasi fatto. Solo che, adesso, la vicenda potrebbe finire nell’aula di un tribunale, con il direttore di Libero che si mostra battagliero e pronto ad adire le vie legali. Feltri querela Scanzi, dunque.

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Ad annunciarlo è lo stesso direttore di Libero che oggi, giovedì 19 gennaio, ha dedicato un intero editoriale proprio a questa vicenda, ripercorrendo la genesi (sempre con toni accesi, con alcuni assunti evitabili) della discussione tra i due giornalisti. E la premessa di tutto ciò sottolinea come sia atavico e noioso questo scontro tra titani: «Premessa. Le beghe tra giornalisti non hanno nulla disinteressante. Titillano il capezzolo, la testa è troppo, sono degli idioti che si beccano tra loro per credere di esistere».

Feltri querela Scanzi dopo lo scontro social

L’annuncio: Feltri querela Scanzi. Nel suo editoriale, il direttore di Libero parla di tribunali e soldi che, al termine della causa (anche se non è stato annunciata la denuncia, ma solo l’intenzione di farla) che il giornalista de il Fatto Quotidiano dovrà versare nelle casse del direttore del quotidiano. Il tutto facendo riferimento al successo di vendita dei suoi libri, uno dei temi principali di questo noioso confronto tipico dell’onanismo giornalistico.

La conferenza di Jalta e la zia suora

Al netto della querela, c’è un passo dell’editoriale di Vittorio Feltri che poteva essere evitato: «Li deforma fisicamente (parlando dei giudizi di Scanzi sui giornalisti di Libero, ndr), giudicandoli di ‘fattezze sghembe’ tali per cui ‘l’ultima volta che hanno fatto sesso è forse coincisa con la conferenza di Jalta’. Se si riferisce a me, confermo: esatto. Ed è stato con sua zia suora».

(foto di copertina: ANSA / ETTORE FERRARI + ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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