«Una fase 2 senza tamponi porterebbe a 70 mila vittime entro l’anno»
28/04/2020 di Ilaria Roncone
Il possibile scenario è frutto della ricerca di un gruppo di atenei italiani pubblicati su Nature Medicine. A tracciare le curve sono stati ingegneri provenienti dagli atenei di Treno, Udine e del Politecnico di Milano insieme ai medici dell’ospedale San Matteo di Pavia – compreso Raffaele Bruno, l’infettivologo che ha curato Mattia, il paziente 1. Lo scopo dello studio è fornire una serie di scenari possibili basati sulle misure che sceglierà di adottare il governo nella fase 2. Giulia Giordano dell’università di Trento, prima autrice dello studio, ha chiarito come «un allentamento senza regole porterà a un continuo aumento dei contagi».
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I tre possibili scenari dello studio
Nello studio sono state tracciate le linee relative a tre diverse ipotesi. Quella del mantenimento ferreo del lockdown, con il quale «l’epidemia si esaurirebbe in uno-due mesi». Un passaggio nella fase 2 senza l’utilizzo dei tamponi e il controllo dei contatti tra le persone potrebbe portare a «70 mila vittime» con i «contagi che resterebbero sostenuti». La terza ipotesi, quella dell’allentamento graduale e controllato del lockdown – così come si sta procedendo in Italia – prevede un’epidemia che «resterebbe più o meno ai livelli di contrazione attuale, con un tasso di replicazione di 0,77, leggermente superiore a quello di oggi, e si concluderebbe entro l’anno con un numero totale di vittime fra 30 e 35 mila». Quest’ultima ipotesi prevede di mantenere «l’attenzione estremamente alta sui nuovi focolai, con test fatti rapidamente ed estensivamente». Sfruttando e incrociando competenze diverse – mediche, matematiche e ingegneristiche – i ricercatori sono riusciti a creare «un modello che è in grado di riprodurre i dati e anticipare anche l’andamento dell’epidemia nel futuro».
Per evitare lo scenario peggiore serve un «tracciamento aggressivo»
Nell’intervista fatta da Repubblica alla Giordano viene evidenziato come nello studio si parli di «tracciamento aggressivo» nell’ambito delle misure di controllo che arginerebbero il peggiore degli scenari. Si tratta di tutte quelle «misure che permettono di identificare precocemente i positivi e interrompere le catene di contagio». A questo va aggiunto il «rispetto ferreo delle regole d’igiene e della distanza fra le persone». In questo frangente lo «strumento principale resterà il tampone, da fare il prima possibile a tutti i sospetti contagiati e ai loro contatti» oltre a tutte le app e i vari metodi che potrebbero essere architettati. Il messaggio dello studio è chiaro: il solo modo per «allentare il lockdown senza conseguenze gravi» è quello di basarsi su questo «tracciamento aggressivo».
(Immagine copertina da Pixabay)