Cos’è il fascistometro di cui tutti stanno parlando (e perché stanno attaccando Michela Murgia)

Il fascistometro, ormai, è sulla bocca di tutti. Una cosa è certa: ci saranno anche state delle critiche, ma l’iniziativa promossa dalla scrittrice sarda Michela Murgia e ripresa dal settimanale L’Espresso ha raggiunto l’obiettivo di far parlare di sé. E di porre, una volta di più, l’accento sulla questione del fascismo di ritorno. Questo è il risultato. Le modalità attraverso le quali si è arrivati a questo punto saranno pure discutibili (e attaccabili, specialmente da un certo tipo di stampa), ma l’effetto è stato potenzialmente devastante.

Come nasce il fenomeno del fascistometro

Il fascistometro non è altro che un test che Michela Murgia ha voluto inserire in appendice al suo ultimo saggio, Istruzioni per diventare fascisti. Lo stesso test, poi, è stato ripreso dal sito de L’Espresso e proposto ai lettori a partire dal 30 ottobre scorso. Un clamoroso successo – specialmente in termini di clic – con mezza Italia che ha deciso di sottoporsi alla prova. Certo, si può essere un po’ disorientati quando, da antifascista convinto, si raggiunge un punteggio di 16 punti percentuali e ci si vede attribuire la definizione di democratico incazzato o, con qualche decimo di punto in più, addirittura di protofascista.

Ma il punto non sta qui. Qualcuno lo ha definito l’ennesima mossa autolesionista della sinistra intellettuale. Quella che cerca di rincorrere il successo di questa nuova ondata di fascismo attraverso gli slogan e le espressioni tipiche delle neodestre. Se ci si estranea, almeno per un momento, dalla dimensione goliardica (per farlo, ad esempio, occorrerebbe leggere per intero il saggio della Murgia e non ‘zompettare’ direttamente al test in appendice), si percepisce che, per quanto provocatorio possa essere, il fascistometro approntato dalla scrittrice ha un suo spessore.

Perché il fascistometro risulta fastidioso (ma in realtà è drammaticamente vero)

Lo si capisce quando si scopre che molte delle frasi inserite nelle 65 opzioni altro non sono che citazioni di personaggi politici che, almeno a parole, sono molto distanti anche solo dall’embrione di un’idea fascista. C’è Lo stupro è più inaccettabile se lo commette uno straniero, espressione ascrivibile direttamente a una esponente di spicco del Partito Democratico, c’è il concetto di  rottamazione o di aiutiamoli a casa loro. Ci sono tutte le declinazioni del «populismo di sinistra», quello che ha affascinato una parte sostanziosa dell’attuale elettorato del Movimento 5 Stelle.

Il fascistometro, irritante e fastidioso (anche un po’ scomodo, in verità) non vuole banalizzare ogni cosa, trasmettendo il messaggio «tutto ciò che non mi piace è fascista». Al contrario, ci colpisce – come uno schiaffo in pieno volto – e ci mette di fronte alla drammatica realtà di un Paese che ha incubato a lungo i germi di un pensiero che sembrava scomparso e che ora sta riemergendo in tutta la sua potenza virale. Tanto da contagiare anche gli insospettabili.

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