La clorochina (il ‘dono di Dio’ di Trump) e Avigan, come stanno andando le cose sui presunti farmarci anti-coronavirus
25/03/2020 di Redazione
Erano stati accolti com se fossero davvero manna dal cielo. Erano state date indicazioni contrastanti, favorite soprattutto dalla loro diffusione sui social network. Ma non ci stancheremo mai di ripetere che i farmaci contro coronavirus non arriveranno negli scaffali delle nostre farmacie dall’oggi al domani e che, soprattutto, non ci sarà nessuno youtuber o influencer a suggerirci la ricetta contro una pandemia globale che, in quanto tale, deve essere trattata con la massima urgenza dai massimi esperti mondiali di virologia.
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Farmaci contro coronavirus: il punto della situazione su Avigan
Per questo motivo, nei giorni scorsi, si era parlato molto della Clorochina – soprattutto negli Stati Uniti – e dell’Avigan – soprattutto in Italia – come possibili soluzioni per i pazienti Covid-19. Addirittura, in Italia l’Avigan è stato fatto partire come sperimentazione nella regione Lombardia, dopo il via libera dell’Aifa: caso più unico che raro al mondo di farmaco studiato per acclamazione popolare, come si faceva una volta per l’elezione del Papa. Negli Stati Uniti, invece, Donald Trump ha voluto assicurarsi scorte sufficienti di Clorochina, definendo questo farmaco un vero e proprio dono di Dio.
Ma le cose, nella realtà dei laboratori, non sono esattamente come vengono raccontate sui social network. Prendiamo Avigan, ad esempio: tutti hanno citato gli effetti che questo farmaco avrebbe avuto su alcuni pazienti giapponesi, in una fase molto embrionale dello sviluppo della malattia. Si era parlato di percentuali di miglioramento addirittura del 91%. Una indicazione che, tuttavia, mal si addiceva alla realtà italiana, dove i pazienti vengono trattati come affetti da Covid soltanto in una fase successiva della malattia. Ad aggiungersi ai già frequenti dubbi, c’è un altro studio su Avigan, condotto direttamente nel focolaio di Wuhan. E in pochi lo citano perché i suoi toni sono molto meno ottimistici rispetto a quelli che si leggono sui social network: il farmaco, pur avendo una qualche efficacia sulla febbre e sul trattamento clinico in sette giorni, non sembra avere altri effetti significativi sulla cura dei pazienti.
Farmaci contro coronavirus: il punto della situazione sulla clorochina
Per quanto riguarda la clorochina, invece, Anthony Fauci, il direttore delle malattie infettive degli Stati Uniti, primo consigliere di Donald Trump per quanto riguarda la gestione dell’emergenza da coronavirus, ha frenato gli entusiasmi dicendo di non fidarsi degli aneddoti su questo tipo di farmaco. Anche in questo caso, gli studi sul coronavirus sono piuttosto limitati ai leggeri miglioramenti su un ristretto gruppo di pazienti. Nulla a che vedere, insomma, con la panacea di tutti i mali.
Occorrerà aspettare: i primi risultati su una serie di farmaci efficaci a trattare soprattutto i sintomi del coronavirus si avranno tra settimane, se non mesi.