Farmaci anti Hiv non funzionano contro il coronavirus
Lo studio di Lancet elimina qualsiasi possibilità
08/10/2020 di Redazione
Nei giorni scorsi si era alimentata una speranza in diverse parti del mondo, quella legata ai farmaci anti HIV utilizzati nelle cure contro il Covid-19. Lopinavir e Ritonavir venivano utilizzati spesso per curare i pazienti con sintomi seri causati dal coronavirus. Anche in Italia, a inizio aprile, questi due farmaci erano stati impiegati. In una nota, l’Aifa aveva scritto che, «nelle prime fasi dell’epidemia, l’uso off-label di lopinavir/ritonavir è stato consentito, sulla base dei dati preliminari disponibili, unicamente nell’ambito del piano nazionale di gestione dell’emergenza COVID-19 e nel rispetto degli elementi riportarti nella precedente versione della scheda».
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I farmaci anti HIV non funzionano contro il coronavirus
Tuttavia, l’Aifa – già nel mese di luglio – alla luce delle attuali evidenze di letteratura aveva sospeso questo utilizzo off-label della miscela lopinavir/ritonavir. Ora, a confermare questa impostazione è anche uno studio molto corposo pubblicato sulla rivista The Lancet. Una delle più prestigiose pubblicazioni scientifiche a livello internazionale, infatti, ha certificato che questo utilizzo dei farmaci sui pazienti Covid non produce sostanzialmente alcun effetto: né dal punto di vista di una risoluzione completa del quadro clinico, né dal punto di vista del miglioramento dello stesso.
In passato, questi due farmaci erano risultati parzialmente efficaci contro Sars e Mers e, in alcune strutture, erano state impiegati anche per curare i casi di coronavirus. Tuttavia, l’analisi svolta nel Regno Unito nell’ambito del progetto Recovery ha certificato l’inutilità di queste somministrazioni. Anzi, il quadro esaminato porta addirittura a segnalare un peggioramento: a 28 giorni dal ricovero, infatti, il 23% dei pazienti trattati con lopinavir e ritonavir è deceduto, contro il 22% di quelli che invece erano stati trattati attraverso una cura tradizionale, priva di farmaci sperimentali, con l’assistenza di ventilazione meccanica e la somministrazione di medicinali il cui impiego era largamente diffuso nelle prime fasi dell’epidemia.