Nigel Farage fonda il primo partito contro il lockdown

Dopo la Brexit Nigel Farage torna al centro della scena politica con un nuovo partito contro le misure restrittive da epidemia da Covid-19

02/11/2020 di Daniele Tempera

Dopo la spallata della Brexit, Nigel Farage, fondatore dell’Ukip e artefice dell’uscita da Londra dall’Unione Europea sembra pronto a un altro terremoto. Dagli Usa, dove sta supportando la campagna elettorale di Donald Trump, il leader populista sembra aver fiutato gli umori e l’insofferenza verso le misure restrittive imposte dal Covid-19 in tutta Europa e ha dichiarato di voler cambiare il nome del suo partito -la Brexit del resto è passata di moda – che dovrà focalizzarsi ora nel combattere il lockdown e le “violazioni delle libertà individuali” erose dall’emergenza sanitaria.  Per Farage un nuovo lockdown si trasformerebbe in “ulteriori anni di vita persi”, mentre il modello a cui guardare è quello della Svezia e dello sviluppo di una immunità di gregge. Modello che, ricordiamo, si sta dimostrando un vero e proprio disastro con il paese scandinavo che fa registrare ad oggi molte più vittime e contagi di tutti i paesi vicini.

Nel Regno Unito dal prossimo giovedì verranno probabilmente chiusi pub, ristoranti, negozi non essenziali e luoghi di culto per almeno quattro settimane nello sforzo di diminuire l’impatto dell’infezione, misure volute dal governo di Boris Johnson, ma che hanno fatto storcere il naso a molti conservatori che potrebbero ora essere attratti dalla proposta politica di Farage, come fu ai tempi della Brexit.

Quel che è certo è che non è la prima volta che Farage cerca di rilanciare, anche con un nuovo nome, il suo “Brexit Party”, per adattarlo al contesto e agli umori popolari attuali. Farage e i membri del suo partito dicono di voler seguire la Dichiarazione di Great Barrington, firmata lo scorso 4 ottobre da 6000 scienziati ed esperti. La dichiarazione si focalizza sugli effetti dannosi per economia e salute mentale di un secondo lockdown e suggerisce di puntare sulla “protezione rafforzata” delle categorie a rischio di anziani a malati. I giovani dovrebbero vivere normalmente la loro vita fino a raggiungere naturalmente l’immunità di gregge. Una tesi che è stata aspramente criticata da numerose associazioni scientifiche, tra cui la società tedesca di virologia che ha avvertito che un simile approccio causerebbe un aumento esponenziale dei morti.

 

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