Il fallimento di Hertz è la Lehman Brothers del carburante
05/06/2020 di Gianmichele Laino
Negli ultimi giorni abbiamo assistito al dichiarato fallimento della compagnia di noleggio Hertz negli Stati Uniti. Un evento che ha scosso senza dubbio il mercato del carburante e del settore della mobilità privata. Ne abbiamo parlato nel nostro dialogo settimanale con Diego Gavagnin, che ha definito il fallimento di Hertz come la Lehman Brothers del settore del carburante, con un riferimento alla situazione del colosso di credito che scatenò la grande depressione economica del 2008.
Fallimento Hertz, il paragone con la crisi Lehman Brothers
Diego Gavagnin, capo ufficio stampa di Enea, poi direttore relazioni esterne dell’Autorità dell’energia fino al 2005, quando ha fondato QuotidianoEnergia, negli ultimi anni ha promosso le conferenze sul gas naturale liquefatto e sulla cyber-security nel settore dell’energia, ha un’idea molto chiara in merito: «È davvero paragonabile a Lehman Brothers per il settore del carburante – afferma -. Il fatto che un’azienda storica e solida da questo punto di vista entri in crisi la dice lunga sulla fase che stiamo attraversando e su come il blocco delle auto, conseguente al lockdown, e le alternative praticate in questi mesi, stia impattando su questo settore dell’economia».
Il fallimento di Hertz si inserisce in quel filone, che abbiamo analizzato anche nei giorni scorsi, della crisi petrolifera. I Paesi produttori restano in sofferenza, l’altalena dei prezzi continua ad andare su e giù, mentre si affronta la sempre più annosa questione del fatto che, spesso, la presenza maggiore di petrolio su un territorio coincida con l’assenza di democrazia in quello stesso Paese. «Anche negli Stati Uniti – sottolinea Gavagnin -, dove si è consumato il fallimento di Hertz, c’è una questione aperta. L’autosufficienza energetica ha coinciso con il fenomeno dell’America First, per dirne una. L’Italia, invece, un Paese che è sempre cresciuto quando si è aperto nella libertà democratica, ha dovuto fare sempre i conti con la scarsità di materie prime, cui ha sopperito sviluppando intelligenza e qualità. Pur scontando, in ogni caso, un ritardo nell’industrializzazione».
Del resto, il fallimento di Hertz è un segnale che arriva principalmente dagli Stati Uniti. In Europa la situazione è diversa: «Si è parlato anche dell’influenza anche del car-sharing sul fallimento di Hertz – ricorda Gavagnin -. Il car-sharing, a mio avviso, supererà la crisi perché sarà comunque una pratica sempre più sfruttabile rispetto al possesso dell’auto. In ogni caso, quello di Hertz è un segnale. Lo abbiamo paragonato a Lemhan Brothers. Sicuramente potrebbe esserci un simile effetto contagio: se in Italia aziende simili a Hertz non dovessero trovare una strada di innovazione, saranno travolte da attività in stile Bla bla car che garantiscono una condivisione e l’uso del mezzo di trasporto agile e immediata».