Facebook, quando metti like, ti avverte se una pagina diffonde fake news

La decisione del social network e il tentativo di limitare la cattiva informazione

27/05/2021 di Gianmichele Laino

Sei attirato da una pagina che – per grafica e per temi affrontati – ti sconfinfera particolarmente. Stai per mettere il like, forse non pensandoci su nemmeno poi tanto. Ecco però che un banner in sovrimpressione ti sta avvertendo. Sei sicuro? Sei sicuro sicuro? È il modo che Facebook, d’ora in avanti, utilizzerà per tutte quelle pagine che sono solite condividere delle fake news. Imporrà, insomma, all’utente una sorta di doppia verifica: se riterranno di continuare, sarà loro responsabilità continuare a bearsi della propria disinformazione consapevole.

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Facebook segnala pagine fake per avvertire l’utente

Come fa Facebook a stabilire che una pagina condivide o meno notizie fake? Si basa, ovviamente, sul famoso team di fact-checker indipendenti che, da qualche anno, lavora a pieno regime per permettere al social network di Mark Zuckerberg di essere un ecosistema più sano per quanto riguarda la correttezza delle informazioni condivise. Insomma, se il team di fact-checker avrà constatato che una pagina è solita fare click-baiting partendo proprio da notizie che non stanno né in cielo e né in terra o che, addirittura, presentano come verosimili informazioni mediche e scientifiche che non sono state vidimate da alcuna ricerca approfondita, allora il pop-up di cui vi parlavamo in precedenza comparirà autonomamente.

A quanto pare, il banner preparato da Facebook presenterà anche un link di approfondimento che condurrà l’utente a una pagina in cui si spiega il motivo perché quel progetto che stava per seguire rappresentava in realtà un tranello per la corretta informazione. Quali sono le caratteristiche delle fake news diffuse su quel medium? Che cosa succede nei commenti e nelle interazioni a quegli articoli? Quali sono le strategie di pubblicazione di quella pagina? Insomma, un mini-report sulla disinformazione diffusa sui social network.

La domanda è: perché questi progetti di disinformazione devono comunque avere una seconda chance? Non sarebbe meglio eliminare il problema alla radice? La sensazione è che, con questi banner, Facebook abbia voluto conciliare il diritto alla libera espressione con la lotta alla disinformazione. Un modo per evitare accuse di censura e di «sottomissione al pensiero unico». Pare, comunque, che queste stesse pagine – a livello di algoritmo – avranno sempre minore possibilità di comparire nel feed degli utenti. La domanda lecita è: anche tra quelli che hanno scelto comunque di continuare a seguirli, nonostante l’avvertimento sulla condivisione di fake news?

FOTO di copertina da Facebook

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