Facebook esagera un po’ contro la pubblicità politica

Questo sabato lo studioso russo Sean Guillory ha avuto un problemino con Facebook. Come riporta The Verge Guillory aveva appena terminato un episodio del suo podcast con una intervista su un libro dedicato al presidente degli Stati Uniti: “Russians on Trump“.

Voleva promuovere il podcast ma Facebook glielo ha impedito: contenuto politico.

“Questo è un problema”, ha spiegato Guillory, digital scholarship curator al Centro di studi russi ed Est europea dell’Università di Pittsburgh. “Sollevo la domanda: che cos’è un annuncio politico?”.

La settimana scorsa Guillory si è imbattuto in una nuova politica pubblicitaria di Facebook, che richiede un processo di verifica più rigoroso per chiunque paghi per promuovere contenuti politici.

Per utenti come Guillory – che nulla hanno a che fare con la propaganda – le nuove regole rendono più difficile promuovere libri e prodotti culturali generici, con effetti potenzialmente gravi per la condivisione social.

La policy della società in materia di pubblicità politica non si applica solo agli annunci basati su candidati, ma a “qualsiasi questione legislativa nazionale di importanza pubblica in qualsiasi luogo in cui viene pubblicato l’annuncio”. Quindi abbiamo come tematiche più sensibili come “aborto” e “pistole” a fianco di concetti più ampi come “salute”, “ambiente” e “valori”.

Katie Harbath, Facebook Global Politics Director, ha spiegato come questa policy sia il frutto di una  discussione nata su dei gruppi di monitoraggio: “Dopo aver fatto questo annuncio iniziale a ottobre, abbiamo ricevuto feedback da una serie di parti interessate indipendenti che nel mentre ci indicavano di includere anche argomenti topic. Si tratta di un lavoro in continuo aggiornamento”.

 

(in copertina foto Oliver Berg/dpa)

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