Facebook patteggia una sanzione da 5 miliardi di dollari con gli Stati Uniti

24/07/2019 di Enzo Boldi

La Federal Trade Commission ha annunciato un accordo di patteggiamento tra Facebook e gli Stati Uniti per quel che riguarda l’indagine sulle ripetute violazioni della privacy del social network fondato da Mark Zuckerberg. E l’accordo è da record: la sanzione comminata a carico dell’azienda è di 5 miliardi di dollari. Si tratta della multa (seppur arrivata per patteggiamento) più alta mai vista prima. Nessuna azienda, prima di oggi, aveva mai pagato così tanto. La sanzione più elevata venne comminata a a Google nel 2012. Ma parliamo di 22 milioni e mezzo di dollari.

Si tratta di una «sanzione senza precedenti», come affermato dalle stesse autorità americane che sono giunte a questo accordo miliardario dopo aver avviato nei mesi e nelle settimane scorse diverse procedure nei confronti di Facebook per evidenziare le violazioni dei regolamenti sulla privacy online. Nel mirino, infatti, sono finiti il riconoscimento facciale e la gestione dei numeri di telefono degli utenti sul famoso social network.

Facebook patteggia una multa da 5 miliardi di dollari

Un’accordo di patteggiamento miliardario che ora, oltre al pagamento della salatissima sanzione, obbligherà Facebook a riallinearsi agli standard sulla privacy online. Per questo motivo, il social network di Mark Zuckerberg dovrà aderire e proporre standard più rigorosi, affinché in futuro non gli siano contestate altre violazioni. E, dopo 5 miliardi di dollari di multa, trovare una soluzione alla gestione dei dati sensibili degli utenti, non è più solamente un’alternativa, ma una necessità.

Il commento dal quartier generale del social network

«Dopo mesi di trattative abbiamo raggiunto un accordo con la Ftc che offre un nuovo ampio contesto normativo per la tutela della privacy. L’accordo richiederà un cambio fondamentale nelle modalità con cui approcciamo il nostro lavoro. Segnerà una forte svolta verso la privacy», commentano dal quartier generale di Facebook.

(foto di copertina: Rafael Henrique/SOPA Images via ZUMA Wire)

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