Ex-Ilva, il tribunale blocca la proroga sullo spegnimento dell’altoforno 2

Il destino dello stabilimento Ex Ilva di Taranto è sempre più incerto, cos’ come quello dei suoi lavoratori.  Da un lato il tavolo tra Governo ed ArcelorMittal, dall’altro il parere del giudice del dibattimento che contrasta con il via libera della Procura, ordinando lo spegnimento dell’altoforno 2.

Ex-Ilva, il tribunale blocca la proroga sullo spegnimento dell’altoforno 2

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La Procura aveva dato il suo assenso alla proroga chiesta da Ilva in amministrazione straordinaria per l’uso dell’Altoforno 2, sequestrato e dissequestrato più volte all’interno dell’inchiesta sulla morte dell’operaio Alessandro Morricella. Francesco Maccagnano,  giudice del dibattimento, ha però respinto la richiesta. Significa che i lavori per rimettere in sicurezza continuano ad avere come scadenza il 13 dicembre, e che quindi l’impianto verrà molto probabilmente sequestrato nuovamente, facendo partire ancora il cronoprogramma per lo spegnimento dell’altoforno.

Il piano di Arcelor Mittal per restare a Taranto

Intanto vanno avanti a rilento le trattative tra Governo e ArcelorMittal. Le richieste portate dal tavolo da Lucia Morselli, nuovo presidente del Cda e Ad di ArcelorMittal Italia, prevedono di ridurre ridurre gli attuali 10.789 dipendenti effettuando 4.700 tagli, di cui 2.900 da eseguire immediatamente. Il piano prevederebbe ulteriori 2.891 esuberi dal 2020 e altri 1.800 nei tre anni successivi. Infine, Morselli nelle sue slide ha spiegato anche il progetto di spegnere l’Afo2 nei prossimi anni sostituendolo con un forno elettrico ad arco che, oltre ad assorbire la manodopera, dovrebbe far salire la produzione dai 4,5 milioni di tonnellate a 6 milioni a partire già dal 2021.

La controproposta del Governo

Arriva quindi la controproposta illustrata dalla delegazione guidata da Francesco Caio per illustrare il piano industriale del governo per Ilva: una decina di pagine che sono abbastanza distanti da quanto ipotizzato da Morselli, che si è presa del tempo per decidere. In sintesi la controproposta prevede un aumento della produzione a 8 milioni di tonnellate entro il 2023, di cui 5,4 prodotti attraverso gli altoforni 4 e 5 a cui si aggiungerebbero due forni elettrici. Per ovviare alla necessaria costruzione dell’impianto per produrre il preridotto che serve a caricare  i forni elettrici, il Direct reduced Iron, sono necessari investimenti: lo Stato da parte sua metterebbe 700 milioni, finalizzati proprio all’impianto per il preridotto, lasciando ad Arcelor Mittal l’onere dei 2 miliardi di investimenti necessari per attuare il piano proposto dal Governo.  Il piano illustrato da Caio prevede inoltre un allargamento della cassa integrazione di cui oggi beneficiano solo 1300 lavoratori, con un passaggio dell’ammortizzare da ordinario a straordinario.

(Credits immagine di copertina:  © Michele Amoruso/Pacific Press via ZUMA Wire)

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