Da cittadini europei a cittadini digitali europei: l’European Digital Identity Wallet

L'Italia è stata sicuramente capofila dei progetti collegati alle identità digitali, ma adesso il fenomeno si è allargato anche all'intero arco istituzionale europeo

09/01/2024 di Gianmichele Laino

In principio sono state le carte d’identità elettroniche e i codici SPID. Soprattutto con l’insorgere della pandemia e con l’individuazione di un necessario elemento che potesse abbattere le barriere fisiche, l’Italia aveva trovato il modo per dare una accelerata alle sue lunghissime attese in coda per i documenti della sua burocrazia. Con l’identità digitale, infatti, è stato più semplice accedere a documenti, pagamenti, servizi digitali in generale. Tuttavia, seguendo – questa volta possiamo dirlo – il modello italiano, anche in altri Stati europei si è cercato di implementare l’impiego delle identità digitali. In più, recentemente, a livello comunitario è stato aggiornato il regolamento che disciplina l’accesso ai servizi digitali (la nuova versione del documento è stata ribattezzata eIDAS 2.0), attraverso cui si introduceva il cosiddetto European Digital Identity Wallet, un unico portafoglio europeo su cui poter contare per ottenere servizi digitali.

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European Digital Identity Wallet, la svolta europea sull’identità digitale

Così come il trattato di Schengen ha permesso ai cittadini di ottenere la libera circolazione tra gli stati membri dell’Unione Europea, l’European Digital Identity Wallet punta decisamente a rendere più accessibili agli utenti i vari servizi digitali che possono rientrare nelle more dei Ventisette. L’obiettivo è quello di dare a tutti i cittadini europei, entro il 2025-2026, la possibilità di accedere a servizi francesi, spagnoli, belgi (ecc.) anche se dovessero collegarsi dall’Italia.

A differenza dello SPID, l’EUDI è – appunto – un wallet: dunque si tratta di un supporto digitale che, al suo interno, contiene tutti i documenti legati al cittadino. Si va dagli estremi del passaporto, passando per il certificato di nascita, per arrivare alla patente e alla tessera elettorale. Un luogo unico, non fisico, da dove il cittadino europeo può dimostrare la propria identità (più che una identità digitale vera e propria). In seguito a quanto previsto dall’eIDAS 2.0, infatti, l’European Digital Identity Wallet sarà obbligatorio per permettere all’Europa e ai suoi servizi di essere iperconnessi. Inoltre, aumenterà senz’altro i livelli di sicurezza del dato personale: in tempi difficili come i nostri, dove i data breach sono all’ordine del giorno, si tratta sicuramente di una buona notizia, sia per la sovranità del dato, sia per la sua tutela.

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