Basilicata, da oggi Eni estrae senza royalties: dov’è lo spirito di Scanzano in questo deserto leghista?

Me le ricordo bene, le giornate di Scanzano, come se le ricorda qualsiasi studente lucano del 2003. L’intera regione – in una sorta di sussulto identitario e ambientalista, prima ancora di Greta Thunberg e dei Fridays for Future – scese in piazza per opporsi alla decisione del governo Berlusconi di installare, nel centro del metapontino, un deposito di scorie nucleari. Bastò quella scintilla, in un tempo così distante dai nostri giorni, per provocare un’ondata di indignazione che, con toni sin troppo trionfalistici, portò la Basilicata a occupare stabilmente le principali cronache quotidiane.

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Estrazioni Eni, concessione scaduta in Basilicata

Scanzano fu il centro della regione, prima ancora di Matera 2019. Scanzano fu l’ultima volta in cui tutto il popolo lucano, unito da un obiettivo comune, diede una risposta univoca a quella che universalmente veniva considerata una scelta scellerata dal punto di vista della politica ambientale. Inutile ricordare quanto il coinvolgimento, in un momento in cui internet veloce era un illustre sconosciuto e la rete viaggiava sui modem 56k, passasse per la politica vera, fatta in piazza e in mezzo alla gente. Con gli slogan che venivano scritti sugli striscioni portati in testa ai cortei dagli studenti.

Adesso, con il 4G sul telefonino e la rapidità della comunicazione, succede che – in una regione che è al centro degli itinerari turistici più trendy, che ha nella Capitale europea della Cultura il suo fiore all’occhiello, che ha finalmente la fibra per la connessione a internet – la concessione per le estrazioni petrolifere di Eni in Val d’Agri siano scadute, nel silenzio totale dell’opinione pubblica.

Estrazioni Eni continueranno in virtù del decreto legge di Monti

Un’opinione pubblica che, per inciso, soltanto otto mesi fa, sceglieva di affidare la regione al centrodestra sempre a trazione Lega, optava per il cambiamento dopo la delusione della cosiddetta «vecchia politica» che aveva avuto tra i propri punti deboli – questa è la narrazione diffusa – proprio la gestione delle estrazioni di idrocarburi e una mancanza di strategia nella compensazione ambientale. Oggi, la nuova politica, quella del cambiamento, non ha condotto in porto la trattativa per il rinnovo delle concessioni petrolifere in tempo utile (la sveglia è squillata il 27 ottobre), nonostante ne avesse avuto il tempo e il modo.

Ora, in base al decreto legge 179/2012 – scritto e votato dal governo tecnico di Mario Monti – la compagnia del cane a sei zampe continuerà a estrarre senza versare nemmeno le compensazioni alla regione. Quelle che permettevano al bilancio regionale di reggersi, nonostante la loro inadeguatezza: per 5,5 milioni di tonnellate di greggio estratto in un anno, si viaggiava intorno ai 13o milioni di euro di royalties, alcune destinate direttamente ai territori interessati dall’estrazione.

In attesa del rinnovo delle concessioni, con una trattativa che sta mettendo tutti contro tutti, Eni continuerà a estrarre senza problemi. Fino a quando un nuovo concordato deciderà il da farsi. Ma i tempi all’orizzonte sono lunghissimi: nei palazzi della politica si parla di consigli regionali straordinari da convocare nelle prossime ore, di richieste di dimissioni per l’assessore all’Ambiente (l’esterno Gianni Rosa), di accuse del centrodestra al centrosinistra che ha governato fino a questo momento. La cosa più preoccupante, però, è che, contrariamente a quello spirito di Scanzano che lo animò soltanto 16 anni fa, il popolo lucano sembra inerte. Forse stordito dalla propaganda di una politica ormai a trazione leghista, efficace sui social network, martellante negli slogan. Forse semplicemente disilluso, dopo l’ennesimo schiaffo subito.

FOTO: ANSA/TONY VECE

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