Il governo sta pensando a un nuovo intervento sull’equo compenso per gli editori?

Il congelamento deciso, di fatto, dal Tar è arrivato anche alla Camera dei deputati. Nel frattempo, Gasparri parla degli effetti dell'applicazione della Global Minimum Tax inserita all'interno dell'ultima legge di Bilancio

15/02/2024 di Enzo Boldi

Il tema è molto delicato, perché riguarda la stampa e i suoi riflessi sull’Italia. E, soprattutto, perché si parla di una legge italiana (quella che ha recepito la direttiva Copyright dell’Unione Europea) e del Regolamento scritto da un’Autorità a cui viene “contestato” un ruolo troppo invasivo per dirimere questioni legate a trattative tra aziende private. Dunque, quel che sta accadendo al Regolamento sull’equo compenso per gli editori è un argomento che dovrebbe essere portato all’attenzione quotidiana del governo.

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Ovviamente, Giorgia Meloni e gli altri Ministri dovranno attendere le decisioni della giustizia e non potranno intervenire in questa fase per proporre un’eventuale modifica normativa. Perché il Tar del Lazio ha chiesto una valutazione alla Corte di Giustizia UE, accogliendo il ricorso di Meta. Questo procedimenti rischia di portare a un clamoroso allungamento dei tempi (si parla di almeno un anno e mezzo). Troppi mesi per un Regolamento, di fatto, congelato e inapplicabile. Per questo Agcom si è rivolta al Consiglio di Stato, cercando di non coinvolgere la Corte del Lussemburgo e tentando di dirimere una questione molto delicata.

Equo compenso editori, il governo cosa pensa di fare?

Nel frattempo, però, l’esecutivo potrebbe già iniziarsi a muovere. Perché il giudizio del Tar del Lazio, secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, è già arrivato sui tavoli della Camera dei Deputati. Una mossa che potrebbe portare a un’analisi – informale – delle criticità emerse, in modo da poter intervenire con una modifica repentina qualora anche la Corte di Giustizia UE dovesse mettere l’accento su un ruolo troppo invasivo di Agcom nelle trattative tra le grandi piattaforme e i singoli editori. Dunque, si potrebbe tentare la carta del gioco d’anticipo per farsi trovare pronti con una nuova norma – sempre recependo la direttiva UE – da approvare in tempi brevi (al netto della burocrazia legislativa italiana).

La Global Minimum Tax e i suoi effetti

E nel frattempo? Il governo ha inserito, all’interno dell’ultima legge di bilancio, ha inserito la cosiddetta Global Minimum Tax. Si tratta di un prelievo fiscale che si applica ai gruppi multinazionali e nazionali che, nell’anno precedente, hanno registrato un fatturato consolidato superiore a 750 milioni di euro. A loro si applica l’aliquota minima (in termini di imposte) del 15%. Da qui, come spiegato dal senatore Gasparri al quotidiano La Repubblica, dovrebbero arrivare 383 milioni di euro, per il 2024, nelle casse dello Stato italiano. Parte di questo gettito dovrebbe essere destinato agli editori italiani (anche per quel che riguarda la pubblicazione dei bandi pubblici e della Pubblica Amministrazione). Questo, però, non ha nulla a che vedere con il Regolamento sull’equo compenso editori e la direttiva Copyright dell’Unione Europea.

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