Quasi tutti le conosciamo come emoticon, alcuni le chiamano le chiamano faccine o, ancora, si possono chiamare smiley. Di cosa si tratta? Nient’altro che la riproduzione stilizzata delle espressioni umane. Questo è l’intento con il quale tutti noi, ancora oggi, continuiamo a utilizzare le faccine: far capire appieno l’intonazione di quanto stiamo comunicando testualmente. Con il passare del tempo le emoticon si sono moltiplicate e, di questi tempi, ne esistono ormai centinaia, declinate a seconda della chat o del social che stiamo utilizzando. Le faccine compaiono spesso anche negli sms in corrispondenza dei segni di punteggiatura utilizzati per crearle. In molti, compresi tanti influencer e persone pratiche del mondo web, dibattono sui significati nascosti emoticon o, ancora, sul significato emoticon Whatsapp – che, aggiornamento dopo aggiornamento, sembra aggiungerne sempre di più -.
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Utilizzate sui social e in ogni chart di messaggistica esistente, le emoticon riproducono le espressioni del viso che in una comunicazione a distanza non possono essere viste e che danno alla conversazione una componente molto più umana. La diffusione di massa delle emoticon che c’è stata con gli Sms e le mail, inizialmente, ha condotto prima all’assegnazione di codici Unicode abbinati e poi alla creazione, da parte degli sviluppatori di software, di veri e proprio pittogrammi e gif animate, quelle che conosciamo oggi. Cosa vuol dire la parola emoticon e da dove arriva? Si tratta di un’aplologia tra i lemmi emoticon e icon, che vogliono rispettivamente dire “emozione” e “icona”. Quando nascono le emoticon? La prima emoticon viene fatta risalire – seppure i pareri siano controversi – al 1979, utilizzata da un tale Kevin MacKenzie in un’email con l’intento di fare un’aggiunta perché il testo scritto risultasse meno freddo. Secondo il frutto della ricerca di Mike Jones, pubblicata nel 2002, chi ha inventato le emoticon e ne è di diritto il “padre” è Scott Fahlman. Sarebbe stato l’informatico statunitense, infatti, a usare per primo le faccine 🙂 e 🙁 nel senso che ancora oggi gli diamo: espressione felice e espressione triste per esprimere i rispettivi stati d’animo a completare un testo scritto. Questi simboli compaiono in un documento che è stato pubblicato il 19 settembre 1982 su sistema telematico dell’università dove lavorava, la Carnegie Mellon.
Sulle emoticon il dibattito è sempre stato incentrato e sempre sarò incentrato sull’interpretazione delle faccine. Sicuramente vi sarà capitato almeno una volta, parlando con qualcuno, di scoprire che quello smiley che per voi significa una cosa per l’altra persona vuol dire tutt’altro. Non per le emoticon semplici, chiaro, però quando ci si trova ad usare quelle meno classiche – che vanno oltre tristezza, rabbia e felicità – la situazione si complica vista la vasta gamma di interpretazioni che possono avere le espressioni umane. Basta cercare la lista dei significati emoticon per imbattersi nei significati nascosti emoticon che proprio non ti saresti aspettato – o che chi scrive l’articolo non avrebbe mai pensato mentre tu sì -.
Qualche esempio pratico? Lo sapete che questo
Ci sono poi anche le emoticon che confondono perché tanto simili sulla chat di Zuckerberg: è il caso della più vecchia
Chi scrive la utilizza per dire che ha il cervello ormai fuso dopo aver passato una giornata impegnativa ma, a quanto pare, per molti indica qualcosa di sorprendete e eccitante. E la faccia – anche questa di recente introduzione da parte di Whatsapp – che si copre la bocca con la mano