Elena Santarelli prega Instagram di agire contro l’hater che augura al figlio che il cancro ritorni

Categorie: Social Network

Ogni due settimane un hater si sveglia, cambia nome utente, e augura al figlio di Elena Santarelli che gli ritorni il cancro

Nell’ultimo mese, in seguito alle dichiarazioni di Frances Haugen, ex product manager dell’azienda Facebook, quest’ultima si trova in una posizione piuttosto traballante. Sempre più emerge l’evidenza che l’azienda faccia poco per gli utenti delle sue piattaforme, all’interno delle quali l’esperienza si fa sempre meno confortevole. Instagram ad esempio è pieno di odio indiscriminato, di profili fake dietro i quali si nascondono quei leoni da tastiera che riversano le loro frustrazioni verso persone che non hanno ragione di riceverle. Come il caso di Elena Santarelli, mamma prodigio che qualche anno fa ha affrontato il dolore derivante dal cancro di cui si era ammalato suo figlio Giacomo, nato dal matrimonio con l’ex calciatore Bernanrdo Corradi. Cancro da cui il piccolo è fortunatamente guarito nel 2019.



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Elena Santarelli contro l’hater che cambia nome ogni due settimane

Dinanzi ad una donna che ha vissuto sulla propria pelle cosa vuol dire vivere dall’interno un reparto di oncologia pediatrica, bisognerebbe inchinarsi e fare silenzio, poiché ogni parola sarebbe superflua. Invece, qualcuno non sembra cogliere il rispetto che si deve a casi come quello di Elena Santarelli e del figlio Giacomo, a cui nel 2017 è stato diagnosticato un tumore cerebrale, quando aveva soltanto 8 anni. Come racconta la donna in un post pubblicato questa mattina, da diverso tempo un hater augura al figlio che il cancro ritorni. In un recente commento, la persona che si nasconde dietro un profilo fake, ha scritto: «Goditi questi momenti. Sai certe cose potrebbero ritornare. Comunque il POVERETTO è proprio un CESSO». Ma come si fa? Questo è l’interrogativo che si pone Elena Santarelli tra le righe della didascalia al post, che recita così: «Segnalatela in massa, cambia profilo ogni due settimane e ogni 2 settimane augura a mio figlio che torni il Cancro nel linguaggio che lei preferisce, lo fa così o in un altro modo».



Poi, l’appello prosegue tirando in ballo direttamente Instagram, che troppo spesso si mostra negligente nei confronti di queste frequenti occasioni di odio che si sviluppano all’interno della piattaforma. Scrive: «@instagram dovrebbe impedire a certe persone di stare sui social. Ho fatto di tutto per segnalarti, di tutto e non aggiungo altro. Quanto ti vorrei vedere in faccia per capire che Schifo di essere umano sei. Ti vorrei portare nei reparti di oncologia a farti vedere che vita fanno i bambini! Mi tormenti da due anni, lasciaci in Pace!». Le parole di questa madre farebbero riflettere anche l’anima più insensibile, e invece c’è qualcuno da qualche parte che non si arrende davanti alle numerose segnalazioni ricevute. Perché Instagram le permette sì di morire cancellandole il profilo, ma di rinascere a nuova vita da ben due anni, con un nuovo nome utente. E questo è un privilegio che l’azienda non può concedere a persone di questo tipo.



Tra i tanti commenti di solidarietà che la donna ha ricevuto, uno è proprio rivolto ad Instagram e alla sua principale responsabilità nei confronti dell’accaduto: «E ancora non serve registrare la carta d’identità quando attivi un profilo?». Anche la Polizia Postale sembra ignorare – o comunque non agire – sulla questione, nonostante le tante denunce a cui Elena Santarelli allude. Quando un utente esclama un «Denunciala!», la donna risponde: «Non posso aggiungere altro, se dico che faccio di tutto faccio di tutto!». Ciò che traspare è tanta delusione, amarezza e senso di impotenza, perché gli strumenti che Instagram offre per contrastare fenomeni d’odio di questo tipo non bastano più.

E l’invito degli utenti è sempre più uno soltanto: «Instagram, fai qualcosa».

 

CREDIT PHOTO: INSTAGRAM STORIES ELENA SANTARELLI