“E allora Hiroshima?”: no, nessun benaltrismo può assolvere il fascismo

La storia è di quelle da epopea social. Qualche giorno fa il comico canadese Jim Carrey (occhio alla nazionalità, è fondamentale) ha postato su twitter un disegno che raffigurava i cadaveri di Benito Mussolini e Claretta Petacci appesi a testa in giù ed esposti alla folla. Il disegno, realizzato dallo stesso attore, aveva scatenato l’immediata reazione di Alessandra Mussolini, eurodeputata e nipote di Benito, che senza pochi fronzoli aveva dato del bastardo a Carrey, scatenando una discussione social dai toni decisamente coloriti.

Ma la polemica della Mussolini non è finita qui, in piena foga “benaltrista”, l’eurodeputata ha postato una sfilza di simboli che raffigurano le pagine buie della storia americana per sottolineare da che pulpito venisse la predica, invitando l’attore a disegnarle a sua volta.

Si parte con la bomba atomica di Hiroshima, strage che conclude simbolicamente la seconda guerra mondiale, e per molti storici inaugura la Guerra Fredda, si va avanti con Rosa Parks, la donna che sfidò l’apertheid americano dando il via alla grande stagione della lotta per i diritti civili fino ad arrivare alla strage, a lungo silenziosa, degli indiani d’America. Qualcuno sulla pagina si spinge addirittura a suggerire all’eurodeputata le pagine buie della storia americana sul Vietnam.

Tralasciando il punto non marginale che Jim Carrey è canadese, e non americano, e che quindi anche tutti i riferimenti sono sbagliati, la modalità sembra essere la stessa di sempre. Il trucco del benaltrismo è spostare sempre logicamente il fulcro del discorso creando una nebbia fitta di senso che impedisce l’argomentazione. Che senso ha, del resto, argomentare della violenza e dell’orrore del fascismo se a sinistra abbiamo sperimentato gli orrori del comunismo: è questo il fine del motto “E allora le Foibe”. La retorica serve a neutralizzare le colpe storiche del fascismo e impedirne l’analisi profonda.

Al tutto si potrebbe aggiungere che, anche se Carrey fosse americano, gli Stati Uniti, rimamenendo solo al tema del razzismo, sono la terra che ha visto affermarsi sia la segregrazione razziale, ma anche i suoi anticorpi, ovvero il movimento per i diritti civili. Così come è fuorviante pensare che tutti gli americani siano stati favorevoli alle bombe atomiche, lo è pensare che tutti gli italiani siano stati fascisti. Il confondere le nazionalità con gli orientamenti politici è tipico delle destre estreme. Dire che gli americani o i tedeschi sono stati spietati, o che gli inglesi e i francesi sono stati tutti interamente una massa di colonizzatori è funzionale all’assoluzione delle proprie colpe storiche.  Una narrazione che può attecchire solo in un Paese che non ha mai fatto davvero i conti con il suo passato, che ha sempre preferito la rimozione all’analisi. Una modalità che ci espone, come ci ricorda la psicanalisi, a nevrosi e rigurgiti di ogni tipo. Forse qualcosa la stiamo già sperimentando.

Share this article