Le nove volte in cui Draghi ha citato il «digitale» nelle sue dichiarazioni programmatiche

Più dell'ambiente: il discorso del Presidente del Consiglio al Senato (e oggi alla Camera) punta tutto sulle varie sfaccettature dell'innovazione

18/02/2021 di Enzo Boldi

Più dell’ambiente, meno della pandemia. La parola più utilizzata da Mario Draghi nelle sue dichiarazioni programmatiche al Senato (e che oggi saranno ripetute alla Camera dei deputati prima del voto di fiducia) è «digitale». Sarà questo il tema cardine dell’intero programma di governo, declinato in tutte le sue sfaccettature: dalla pubblica amministrazione, al lavoro senza tralasciare la scuola e il futuro del nostro Paese. Mario Draghi su innovazione digitale sembra avere le idee molto chiare e, come sottolineato in un passaggio delle sue parole a Palazzo Madama, ha sottolineato come la linea del nuovo esecutivo seguirà il terreno già trattato dal governo Conte (1 e 2).

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Come detto, il termine più utilizzato da Mario Draghi nelle sue dichiarazioni programmatiche ai senatori è stato «pandemia». Ventidue volte, ma solo come ovvio tema di contestualizzazione vista la situazione italiane. Poi, ci sono le nove volte in cui il nuovo Presidente del Consiglio ha parlato di digitale.

Sulla scuola: «In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. È stato stimato in circa 3 milioni, nel quinquennio 2019-23, il fabbisogno di diplomati di istituti tecnici nell’area digitale e ambientale. Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 md agli ITIS, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate». E ancora sulla formazione (scolastica, formativa e lavorativa): «La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica stanno da anni cambiando il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione universitaria. Allo stesso tempo occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici. Occorre infine costruire sull’esperienza di didattica a distanza maturata nello scorso anno sviluppandone le potenzialità con l’impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza».

Draghi su innovazione digitale: le nove volte in cui la cita nelle sue dichiarazioni programmatiche

Mario Draghi su innovazione digitale ha dato ampio spazio anche ai nuovi approcci per ripartite dopo la pandemia: «Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane».

E, di conseguenza, Draghi su innovazione digitale non poteva non citare uno dei temi fondamentali per la ripresa del Paese, ovvero il lavoro: «Centrali sono le politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le regioni. Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza ma andrà anticipato da subito». C’è stata anche la declinazione sulle Pari opportunità: «Garantire parità di condizioni competitive significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera – digitali, tecnologiche e ambientali. Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese. Solo in questo modo riusciremo a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese».

Le nove declinazioni

Poi sugli investimenti pubblici: «Particolare attenzione va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l’utilizzo di tecniche predittive basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali. Il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici apportando più che finanza, competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti».

E, ovviamente, non poteva mancare il riferimento di Draghi su innovazione digitale parlando del tema Next Generation EU: «Le Missioni del Programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del Governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva». Con gli obiettivi strategici: «Il Programma è finora stato costruito in base ad obiettivi di alto livello e aggregando proposte progettuali in missioni, componenti e linee progettuali. Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G».

Draghi su innovazione digitale: a che punto siamo e dove andremo

Il capitolo del digitale e del suo sviluppo, dunque, è molto ampio ma non rappresenta un punto di discontinuità rispetto a quanto pianificato dal precedente governo, anche perché la maggioranza che lo sostiene è – per larghi tratti – la stessa che già appoggiava i governi Conte-1 e Conte-2. La strada è tracciata, ma le questioni nel paniere dei prossimi anni sono molte e tutte fondamentali per una ripresa del Paese. Il digitale è un tema cardine, con un occhio verso il futuro. Il più prossimo e quello delle generazioni che verrano.

(foto di copertina: IPP/Fabio Cimaglia)

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