Il dramma delle bimbe Blu in Italia

23/05/2018 di Redazione

«Nostra figlia ha ormai un anno e mezzo. Si chiama Blu. È Blu. Lo dicono i suoi occhi, del colore del

mare. Lo dice il suo carattere, calmo e forte. Domani saremo di fronte a un giudice civile, che
deciderà se abbiamo ragione noi o il pubblico ministero». Spiega così a La Repubblica Andrea Marazzini, imprenditore milanese di 38 anni, che vive con la mamma della piccola Vittoria Bortolazzo. Blu non può chiamarsi così. C’è un ricorso della procura della Repubblica di Milano, che vuole a tutti i costi aggiungere un altro nome alla piccola, espressamente femminile.

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Il padre di Blu sostiene come il nome, a dispetto della tesi della procura, sia molto diffuso. «Da ieri – spiega a Repubblica – quando la nostra storia ha cominciato a circolare nel web, decine di persone ci hanno raccontato le loro storie. A Genova una bambina è stata chiamata Blu senza problemi. Sempre dalla Liguria ci hanno scritto di una Blu ventenne. E in Emilia Romagna le Blu sono numerose. A Milano è più dura. Una donna milanese ci ha detto che cinque anni fa un giudice la ha costretta ad aggiungere prima di Blu il nome Stella».

Ieri il Comune di Milano ha fatto passare una nuova Blu. «Non è un caso. Si vede che l’anagrafe milanese segnala in procura tutte le bimbe che si chiamano così. Per fortuna il pubblico ministero questa volta è stato ragionevole. Ma trovo assurdo che la procura della Repubblica si occupi di queste cose. Dovrebbe fare indagini e reprimere il crimine, non decidere come si devono chiamare le bambine».

(Foto di repertorio. Credit Image: © Andrey Nekrasov/ZUMA Wire/ZUMAPRESS.com)

 

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