La discrepanza tra il numero dei dimessi e quello dei realmente guariti

02/04/2020 di Enzo Boldi

Potrebbe sembrare una contestazione sulla forma di comunicazione scelta dalla Protezione Civile, ma non è così. Lo studio fatto dalla Fondazione Gimbe di Bologna – con l’aiuto dei dati forniti da YouTrend, mette in evidenza una discrepanza nei numeri, che parte dall’aspetto comunicativo e si va a inserire in un contesto molto più profondo. Si parla del bollettino quotidiano letto – intorno alle 18 – da Angelo Borrelli. In particolare si fa riferimento a quel concetto di ‘dimessi/guariti’ che viene inserito in un unico dato. Ma tra i due aspetti c’è un’enorme differenza sui cui la Protezione Civile – che raccoglie i dati che arrivano dalle Regioni – dovrebbe distinguere e contestualizzare, altrimenti si continuerà a creare questa discrepanza dimessi-guariti.

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«In termini di sanità pubblica – spiega  Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – questa classificazione mira a distinguere i casi attivi (totale positivi), che possono contribuire alla diffusione dell’infezione, dai casi chiusi, ovvero i deceduti e i guariti che non possono contagiare altre persone. Se il numero dei casi chiusi è condizionato, nel bene e nel male, dalla qualità dell’assistenza sanitaria, quello dei casi attivi influenza sia le decisioni sanitarie per contenere l’epidemia, sia quelle politiche per l’eventuale rimodulazione delle misure di distanziamento sociale».

I dati diffusi mercoledì 1 aprile dal capo del Dipartimento della Protezione Civile, infatti, parlando di 16.847 le persone guarite o dimesse. Ma tra questi due aspetti c’è un’enorme differenza. Il 68% dei pazienti che rientrano in questa macro-categoria, infatti, risulta essere dimessa dai setting ospedalieri, secondo i dati raccolti da Youtrend. Non si fa riferimento al loro reale stato di guarigione (evidenziato solamente su quei soggetti che risultano essere negativi per due volte al tampone dopo esser stati positivi ai primi due). Il tutto è stato raccolto dalla Fondazione Gimbe in una tabella che si basa sui numeri che provengono da otto regioni.

Discrepanza dimessi-guariti nei dati della Protezione civile

La sintesi è: non si possono accomunare – o mettere in un unico macro-contenitore – i numeri dei pazienti realmente guariti dal Coronavirus e quelli dimessi dai presidi ospedalieri. Unendo questi dati, infatti, viene prodotta un’immagine non reale del tasso di guarigione dal Covid-19 in Italia. La Fondazione Gimbe spiega:

L’analisi effettuata il 1 aprile su 8 Regioni che rappresentano l’85,7% dei casi totali e il 91,6% dei “Dimessi/Guariti” comunicati dalla Protezione Civile (tabella) conferma l’estrema eterogeneità di questo “contenitore” nel quale confluiscono 4 tipologie di casi: pazienti virologicamente guariti (2 tamponi negativi a distanza di 24 ore), pazienti in via di guarigione virologica (primo tampone negativo, in attesa del risultato del secondo), pazienti guariti clinicamente (non sottoposti a tampone), pazienti “dimessi” da un setting ospedaliero senza alcuna informazione sullo stato di guarigione, sia essa clinica o virologica.

I dati di YouTrend

Il problema, dunque, è il modello comunicativo non univoco che sfocia con l’emissione di dati troppo superficiali con la discrepanza dimessi-guariti che appare evidente: «Al fine di sanare questa misclassificazione e garantire la massima trasparenza – spiega Lorenzo Pregliasco, co-fondatore di YouTrend – è indispensabile uniformare i dati comunicati dalle Regioni alla Protezione Civile, con la diffusione dei dettagli in formato open data per consentire ai ricercatori di effettuare analisi sui dati grezzi e su unità geografiche a livello di provincia e di comune».

La richiesta di una comunicazione più realistica

Tutti questi dati, che mettono in evidenza la discrepanza dimessi-guariti, portano la Fondazione Gimbe di Bologna a chiedere alla Protezione Civile una modifica del loro modo di comunicare e di attuare un piano unico di comunicazione durante questa emergenza:

  • Sostituire definitivamente l’ambigua etichetta “Dimessi/Guariti” con “Guariti”
  • I soggetti con status di guarigione non noto devono essere:
    • esclusi dal contenitore “Dimessi/Guariti”
    • riclassificati come casi attivi in isolamento domiciliare
  • Distinguere i soggetti guariti per:
    • guarigione clinica
    • guarigione virologica

Non si tratta di concetti e parole spurie, ma di richiesta di maggior trasparenza nella comunicazione di dati così importanti per comprendere al meglio lo stato delle cose e dell’emergenza in Italia.

(foto di copertina: da diretta Protezione Civile, RaiNews24)

 

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