Oggi è toccato alla musica, domani sarà la volta delle news su Facebook e Instagram

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La cornice è sempre quella della direttiva europea sul copyright. Per l'editoria è stato approvato il regolamento Agcom, ma in presenza di eventuali problemi la situazione potrebbe essere analoga

C’è un vecchio adagio che può essere benissimo applicato alle piattaforme social. È quello della leva. C’è un omino che ne ha la titolarità. E che decide quando alzarla e quando abbassarla. Oggi, come abbiamo visto, è stata la volta dei brani musicali. La SIAE non ha trovato un accordo con Meta? Leva in giù. In passato, questo principio è stato applicato diverse volte: ai video sottotitolati (quelli che avevano fatto la fortuna di Fanpage su Facebook, per intenderci) che, a un certo punto, non venivano più percepiti come “originali”. Leva in giù. Ai video più brevi di un minuto, non necessari a tenere inchiodato alla piattaforma l’utente per un tempo sufficientemente continuativo. Leva in giù. Domani, c’è il sospetto che la stessa cosa potrà avvenire per le news su Facebook e Instagram (in parte sta già accadendo, la leva è sempre più tendente al basso). Il tutto ha origine dalla direttiva copyright approvata in Europa e recepita dagli stati membri.



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Direttiva copyright: oggi tocca alla musica, domani toccherà alle news

Quest’ultima, all’articolo 19, prevede che «i licenziatari, titolari dei diritti economici o aventi causa, debbano trasferire almeno una volta all’anno e tenendo conto delle specificità di ciascun settore, le informazioni aggiornate, pertinenti e complete sullo sfruttamento delle loro opere ed esecuzioni, in particolare per quanto riguarda le modalità di sfruttamento, tutti i proventi generati e la remunerazione dovuta». Nel caso in cui si ritenga che le informazioni non siano sufficienti, allora è possibile chiedere un supplemento di analisi. Cosa che – per inciso – ha fatto la SIAE da quando il contratto di licenza con Meta è scaduto (ovvero da gennaio del 2023). La risposta di Meta, di conseguenza, è stata quella di rimuovere in maniera orizzontale tutti i contenuti con licenza SIAE.



Ora, siccome lo stesso meccanismo sta alla base anche del regolamento AGCOM sull’equo compenso per gli editori e per i produttori di news, è molto probabile che, in presenza di contenziosi, Meta possa arrivare a delle soluzioni analoghe (esattamente come aveva fatto in Australia, in un determinato momento storico seguito all’approvazione di una legge locale) anche per le news. È vero che AGCOM avrà il compito di fare da mediatore nel caso in cui le trattative tra un editore e la piattaforma non dovessero andare a buon fine ma, quando entrambe le parti continueranno a mantenere ciascuna il proprio punto, siamo sicuri che non prevarrà la legge del più forte?

Nel mese di giugno, AGCOM aveva chiesto agli editori di esprimere dei pareri sulla bozza del regolamento che si avviava ad approvare (e che è funzionale al recepimento della direttiva copyright nel nostro Paese). Giornalettsimo aveva cercato di insistere esattamente su questo punto: in che modo il regolamento poteva garantire che piattaforme come Meta o come Google fossero trasparenti sull’audience e sull’utilizzo dei singoli contenuti giornalistici? Cioè: se le visualizzazioni di una testata vengono monitorate da Audiweb (o da altri enti simili), qual è la terza parte che si preoccupa di fare lo stesso con Meta o con Google? Su questo punto non ci è stata fornita risposta e, all’interno del regolamento licenziato qualche mese fa, non si ritrovano dei chiarimenti sufficienti. In assenza di un controllo di questo tipo, ci si espone a una circostanza simile a quella che si è configurata tra SIAE e Meta. Leva in giù.