Giuseppe Conte potrebbe dimettersi alle 18.15 di oggi

Giuseppe Conte si è accorto che non esistono mezzi mandati e ora minaccia le dimissioni. Il premier pretende di avere un ruolo di primo piano per evitare la frattura definitiva con l’Unione Europea. L’Italia potrebbe finire nel bel mezzo di una procedura di infrazione per troppo debito e per questo, nei giorni scorsi, era arrivata una lettera di richiamo da Bruxelles. Alla quale è seguito un pasticcio: il ministro dell’Economia Giovanni Tria aveva preparato una bozza (che prevedeva tagli al welfare) che era stata fatta circolare a sua insaputa. Il documento, smentito da tutto il resto del governo, non era però definitivo. Nella giornata di ieri, il ministro dell’Economia ha rivelato che questa operazione avrebbe compromesso la trattativa con Bruxelles.

Dimissioni Conte, le ragioni

Per questo Giuseppe Conte vorrebbe mandato pieno per andare in Europa a trattare personalmente. Lo ha chiesto ai suoi vice Matteo Salvini e Luigi Di Maio. La sua figura dovrebbe essere quella del tecnocrate che si mette al tavolo europeo e che porta a casa un risultato che possa evitare la procedura di infrazione. Una cosa è certa: il presidente del Consiglio Conte non firmerà quella procedura d’infrazione. Non vuole che il suo nome sia accostato a questa sorta di fallimento dei bilanci statali.

Dimissioni Conte, la conferenza alle 18.15 per evitare shock in borsa

Così sarebbe pronto a dimettersi, nel caso in cui i due partiti che lo hanno scelto come presidente del Consiglio, Lega e Movimento 5 Stelle, non dovessero permettergli di condurre la trattativa con Bruxelles – dove Conte afferma di avere buona fama – e non dovessero dargli la possibilità di far valere la sua posizione istituzionale. La conferenza stampa, non a caso, era stata convocata a Palazzo Chigi in un primo momento alle ore 17. Successivamente, Giuseppe Conte ha affermato di voler dare «comunicazioni importanti» alla stampa alle 18.15. Diverse fonti affermano che i contenuti che verranno affrontati all’interno saranno questi, salvo sorprese dell’ultima ora (come del resto avvenne nel caso di Armando Siri, quando Conte ne chiese le dimissioni ma fu bruciato dallo stesso ex sottosegretario qualche minuto prima).

Alle 17, infatti, i mercati saranno chiusi e – se il presidente del Consiglio si dovesse dimettere – non ci sarebbero contraccolpi immediati, permettendo alle borse di ammortizzare il colpo per il giorno dopo. Il 3 giugno è la data della resa dei conti. Il primo giorno – a un anno di distanza dalla sua nomina – in cui Giuseppe Conte ha battuto i pugni sul tavolo.

FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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