Diletta Leotta si presta al sessismo di Dazn

Alcuni clienti di Dazn, la tv in streaming online che – tra le altre cose – trasmette in esclusiva tre incontri di ogni giornata del campionato di Serie A, hanno ricevuto in queste ore una mail con una bellissima notizia: per loro un mese di abbonamento gratuito inserendo nell’apposito slot il codice ricevuto nella stessa comunicazione via posta elettronica. Tutto bellissimo, come bellissima è la testimonial di questa promozione: il volto sorridente di Diletta Leotta. A parte la buona notizia, c’è però da sottolineare come la stessa famosa presentatrice si sia prestata ancora una volta a una pubblicità che ha il sapore del sessismo.

«Ciao sono Diletta, mi sei mancato tantissimo», si legge nelle prime righe della mail. Parole che sanno di ammiccamento, che – ci si perdonerà – assomigliano molti a certi annunci che capita di leggere su alcuni siti online. Eppure, ancora una volta, la bella Diletta Leotta sembra cascare nel giochetto di marketing di chi usa la sua figura, la sua bellezza e la sua fama rendendola più oggetto che donna.

Diletta Leotta è diventata una donna oggetto?

Diletta Leotta è stata scelta come il volto di rappresentanza di Dazn. La campagna mediatica di questa nuova piattaforma di tv in streaming dedicata allo sport è stata approntata proprio su di lei, fin dagli albori, con la bella bionda siciliana a fare da apripista alle partite più importanti della serie A – quelle trasmesse in esclusiva sul web – e a chiudere la giornata con la trasmissione dall’emblematico titolo «Diletta gol».

Dalle battaglie contro la violenza sulle donne alle pubblicità sessiste

Tutto legittimo, per carità. È la legge del mercato – anzi, del marketing – a indirizzare sempre più la scelta di personaggi «da copertina» nelle campagne mediatiche e pubblicitarie. Però, ricordiamo la stessa Diletta Leotta al centro delle battaglie contro il cyberbullismo, contro la violenza e a favore del rispetto delle donne. Aspetti che collidono con questo piegarsi a una pubblicità che ammicca al sessismo.

 

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