Le differenze tra i quattro tipi di Crowdfunding (e il mercato italiano)

Ci sono differenti settori con diversi campi di azione e pubblici di riferimento. Anche per questo, nel 2023, in Italia sono stati registrati dati non in linea con l'intero comparto

23/02/2024 di Enzo Boldi

Valori e volumi diversi. Pubblico di riferimento differente. Il mercato delle cosiddette “raccolte fondi” dal basso in Italia (ma anche nel resto del mondo) sta facendo i conti con numeri e dati che indicano una variazione importante, soprattutto quella legata alla percezione. Il nostro Paese, per esempio, sembra non riuscire a smuovere quel terreno – un substrato culturale – che potrebbe portare le aziende (soprattutto le piccole e medie imprese) a usufruire di nuovi fondi freschi utili come investimento per portare avanti idee e progetti. Ma non è tutto ombra, visto che nel 2023 sono state registrata anche molte luci che hanno mitigato il calo in alcuni settori. Tutto è figlio delle differenze (strutturali e formali) tra le quattro tipologie di crowdfunding.

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Come abbiamo sottolineato nel nostro precedente approfondimento, il mercato globale (per quel che riguarda i volumi raccolti, ovvero il quantitativo di euro raccolto nelle varie iniziative di crowdfunding) nel nostro Paese ha registrato un calo di circa l’1% rispetto al 2022. Un valore molto piccolo, ma che parte da un punto di partenza molto basso. Ovviamente, però, ci sono settori in cui la tendenza è stata inversa, testimonianza che qualcosa – seppur in modo apparentemente recondito – si stia muovendo.

Differenze crowdfunding, le quattro tipologie

Prima, però, di entrare nel dettaglio del mercato italiano del 2023, andiamo a spiegare le quattro tipologie, con le differenze crowdfunding che sono strutturali. E capirne il funzionamento e l’obiettivo è fondamentale per comprendere i dati e provare a prevedere cosa accadrà in futuro.

  • Con il “Donation crowdfunding” si raccolgono fondi per progetti benefici e iniziative no-profit legate a cause sociali. In questo caso, chi effettua una donazione, non riceve nulla in cambio (anche se ci sono alcune raccolte che lo fanno), se non il ringraziamento per aver contribuito a una causa e la conseguente soddisfazione personale.

  • Prevede, invece, una “ricompensa” il cosiddetto Reward crowdfunding che, spesso e volentieri, è una raccolta fondi per finanziare la realizzazione di un prodotto (di qualsiasi tipo, comprese le opere d’arte e altri servizi). Chi partecipa a questo tipo di iniziativa, potrebbe ricevere il prodotto stesso o altre tipologie di prodotti a mo’ di ringraziamento per aver sostenuto (economicamente) la realizzazione di quell’idea.

  • Di tenore differente è, invece, il Lending crowdfunding. Una sorta di modello peer-to-peer per il prestito tra privati atto a finanziare un progetto o un’impresa, attraverso piattaforme dedicate. In questo caso, chi effettua questa donazione ottiene in cambio il rimborso di quanto versato, al netto degli interessi maturati.

  • L’Equity crowdfunding (o crowdinvesting) è il settore più delicato. Si tratta a tutti gli effetti di una forma di finanziamento alternativo (a quelli tradizionali) che consente di raccogliere soldi e capitale di rischio per le startup e le Piccole e Medio Imprese (PMI). Investimenti che arrivano da moltissimi utenti online che, di fatto, partecipano tutti insieme al sostegno economico di una nuova azienda innovativa. In cambio, pur non essendo una realtà quotata in borsa, chi effettua questa donazione riceve delle quote azionarie della società stessa. Dunque, ne diventa un socio.

Come si evince da questa sintesi, ci sono quattro tipologie che hanno in loro molteplici differenze e sfaccettature. Soprattutto legate al principio di fondo di ogni singola raccolta fondi e dell’obiettivo da coprire.

Il mercato italiano del 2023

Queste differenze crowdfunding ci possono aiutare a capire meglio come è andato il mercato del 2023. Detto che, in linea generale, c’è stato un calo dell’1% rispetto ai 12 mesi precedenti, ci sono settori in cui la crescita è stata importante, come evidenziato dalla ricerca realizzata dall’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano. Proviamo a sintetizzare il tutto in un breve elenco con i dati.

  • Il donation crowdfunding ha registrato una crescita totale (per quel che riguarda i volumi raccolti) del 5,4%, grazie alle 24.774 campagne lanciate nel nostro Paese che hanno portato a una raccolta media pari a 2.280 euro.
  • Nel reward crowdfunding è stata registrata una flessione del 5,5% dei volumi raccolti, con i 1.844 progetti lanciati che hanno portato a una raccolta media di 56.600 euro.
  • In crescita il settore del lending crowdfunding, con un +5,1% figlio di 401 progetti finanziati e una raccolta media di oltre 333mila euro.
  • Per quel che riguarda l’equity crowdfunding, i numeri sono poco esaltanti. Una flessione del 6,3%, con solamente 31 progetti arrivati a compimento e una raccolta media di poco più di 1,5 milioni di euro.

Quello che, per natura, doveva essere il segmento trainante del crowdfunding in Italia – l’equity – è ancora lontano dal raggiungimento di una maturità. Chissà se le nuove leggi europee, che inseriscono più paletti aumentando la trasparenza, riuscirà ad aumentare la competitività in questo settore e spingerà in avanti una cultura di investimento e raccolta ancora distante rispetto a molti altri Paesi.

 

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