Stadio Italia, dove è consentito celebrare Diabolik e impedito il ricordo di Aldrovandi

02/09/2019 di Enzo Boldi

Morti di serie A e morti di serie B. Stadio Olimpico di Roma, ore 17.50: al termine del riscaldamento pre-partita, dalla curva Nord dei tifosi laziali iniziano a sventolare le prime bandiere con il volto di Diabolik. Ore 18.00: i calciatori biancocelesti e giallorossi entrano in campo per disputare il loro derby e dal settore casalingo spunta una maxi coreografia con il volto di Fabrizio Piscitelli, uno dei capi della Curva ucciso lo scorso 7 agosto in un agguato mentre correva (in pieno giorno) nel parco della Caffarella. Un omaggio da parte della tifoseria a un personaggio molto controverso e con alle spalle diversi precedenti penali. Eppure è stato consentito alla tifoseria biancoceleste (e non solo) di celebrarlo durante il derby.

Una vicenda che riguarda molto da vicino quanto accaduto con Daniele Belardinelli, uno dei capi tifoseria del Varese ucciso durante gli scontri prima di Inter-Napoli dello scorso 26 dicembre. Piscitelli – in arte Diabolik, o Diablo – aveva simpatie neofasciste (simili a quelle di Belardinelli, legato al gruppo neonazista Blood&Honour) mai nascoste ed era da anni un punto di riferimento della Curva (non per tutti i tifosi) della Lazio. E nell’irrazionale questione del tifo, era anche molto apprezzato (o, almeno, rispettato) dai sostenitori avversari. Dando un’occhiata alla Curva Sud durante il derby, infatti, anche i tifosi della Roma lo hanno voluto ricordare.

Diabolik come Belardinelli

Fabrizio Piscitelli è morto e ora non ha più responsabilità per quel che avviene all’interno di quella Curva Nord in cui ha fatto la voce grossa per anni. Ma quel che ha lasciato sembra essere una pietra tombale anche sulla gestione delle Curve da parte di chi dovrebbe garantire la sicurezza all’interno degli stadi italiani. È stato fatto il paragone Diabolik-Berlardinelli anche per questo: come accadde il 17 marzo scorso, infatti, a San Siro fu consentita l’esposizione di una coreografia al tifoso del Varese legato al al gruppo neonazista Blood&Honour. Striscioni che devono essere approvati dal Gruppo Operativo di Sicurezza che fa riferimento al Viminale. Inoltre, occorre sottolinearlo, la stessa Curva biancoceleste aveva ‘lanciato un monito’ ai calciatori della Lazio: in caso di gol o vittoria, non venite a esultare sotto il nostro settore. Il motivo? Il club di Lotito non ha espresso vicinanza per la morte di Diabolik.

Ma il problema resta Aldrovandi

E la domanda, oggi come cinque mesi fa, è sempre la stessa: perché in buona parte degli impianti italiani non viene fatto entrare lo striscione con il volto di Federico Aldrovandi –  il giovane ferrarese morto il 25 settembre 2005 durante un controllo di polizia – e si dà libero accesso a celebrazione di personaggi così divisivi (per usare un eufemismo) o il cui comportamento non è stato certamente esemplare? La risposta a questo quesito non sembra essere in procinto di arrivare.

(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO PERI)

Share this article