L’ultimatum di Di Maio: siamo pronti a tornare alle elezioni
03/10/2018 di Redazione
Il confronto interno alla maggioranza e al governo sulla manovra finanziaria diventa ancora più aspro nei giorni in cui i mercati (con lo spread Btp/Bund oltre quota 300 punti base) fanno capire di non aver gradito la nota di aggiornamento al Def che fissa al 2,4% il rapporto deficit/pil per il 2019. Il vicepremier-ministro Luigi Di Maio avrebbe anche avvisato gli alleati di non voler tornare indietro dicendosi pronto anche a tornare al voto prima possibile. Lo raccontano oggi alcuni articoli di retroscena sui principali quotidiani.
Di Maio teme il calo del deficit che può compromettere il reddito di cittadinanza
Il nodo che preoccupa il leader del Movimento 5 Stelle è proprio il livello del disavanzo. Di Maio non vuole arretrare nemmeno di un centimetro sul reddito di cittadinanza, principale promessa elettorale del M5S, e sui 10 miliardi di euro che dovrebbero essere messi a disposizione per riformare i centri per l’impiego e introdurre il beneficio. Ma la tempesta finanziaria, con il rendimento dei titoli di Stato salito ai massimi dal 2014, ha fatto rivedere le previsioni. Nella nota al Def della scorsa settimana il governo aveva fissato il deficit al 2,4% per i prossimi tre anni, non solo per il 2019. Ora si valuta concretamente, per riconquistare la fiducia di Europa e investitori, l’abbassamento al 2,2% e al 2% tra 2020 e 2021.
L’ultimatum: siamo pronti anche a tornale alle elezioni
Di Maio teme un abbassamento del disavanzo anche per il prossimo anno, sotto i colpi di Bruxelles e del Quirinale. Stando a quanto raccontato da Repubblica (articolo di Tommaso Ciriaco e Carmelo Lopapa) il vicepremier pentastellato ieri si sarebbe presentato al vertice con premier Giuseppe Conte, ministro Giovanni Tria, il Ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi e il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti con un ultimatum:
O viene confermato il 2,4 di deficit per la prima «manovra del popolo», garantendo il redditi di cittadinanza e le altre misure, oppure meglio chiuderla qui e andare a elezioni.
Ne parla anche La Stampa (articolo di Amedeo La Mattina e Ilario Lombardo), spiegando che ieri pomeriggio alla Camera i 5 Stelle si dicevano sicuri che Di Maio avrebbe tenuto le barricate alte:
«Piuttosto torniamo a elezioni» era il mantra da ripetere ai cronisti deciso nei colloqui dei vertici grillini. Anche se più spuntata, resta un’arma da utilizzare in sede di trattativa europea, se qualcuno dovesse mettere in discussione anche il livello del deficit del primo anno. Un piano B che aprirebbe scenari imprevedibili.
(Foto da archivio Ansa. Luigi Di Maio, vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro. Credit immagine: ANSA / RICCARDO ANTIMIANI)