Il rammarico di Di Battista per il M5S che si è rinchiuso 18 ore al giorno nei ministeri

16/06/2019 di Redazione

Alessandro Di Battista continua a essere l’influencer del Movimento 5 Stelle. Oggi, il Fatto Quotidiano del 16 giugno 2019 ospita una lunga disamina dell’attivista in merito alla sconfitta elettorale del 26 maggio. Secondo Alessandro Di Battista, infatti, i pentastellati hanno raccolto molto meno di quanto seminato soprattutto perché sono delle «brave persone», che hanno lavorato, mentre Matteo Salvini è riuscito a vendere i risultati conseguiti proprio dal Movimento 5 Stelle, grazie alla sua campagna elettorale permanente.

Di Battista e l’analisi della sconfitta M5S

Non solo: Di Battista sembra puntare il dito contro la strategia della comunicazione pentastellata, ma anche sulla trasformazione del Movimento in una sorta di gruppo di burocrati, una volta entrati a far parte delle istituzioni: «Abbiamo perso perché abbiamo creduto alle menzogne della stampa e perché, per confutarle, ci siamo chiusi 18 ore nei ministeri, mentre Salvini al ministero non ci andava quasi mai».

Ora, Di Battista non vuole certo affermare che non sia stato importante lavorare per portare a termine dei percorsi politici che i leader del Movimento 5 Stelle definiscono risultati, ma questo ha comportato la rinuncia a una strategia che, invece, riguarda nello specifico chi fa politica per mestiere. Sta qui la differenza, secondo Di Battista, tra il M5S e la Lega, tra l’idea che è risultata sconfitta alle elezioni e la forza che invece le ha stravinte.

Come si ottiene il consenso secondo Di Battista

«Le strategie – dice Di Battista – lasciamole ai politicanti, che se entriamo nei loro campi ci fanno a pezzi». L’attivista ha rivendicato la sua scelta di rinunciare alla politica in questo mandato e ha anche affermato che continuerà a offrire il suo supporto e contributo, da un punto di vista meno democristiano: «Non riesco a dire alla gente che incontro che mi ricordo di loro. Qualcuno potrà darmi del maleducato, ma nessuno mi dirà che sono alla ricerca di approvazione. Quando non cerchi il consenso, è la volta buona che lo ottieni davvero».

FOTO: ANSA/ALESSANDRO DI MEO

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