Il decreto Genova non è stato autorizzato dalla ragioneria: «Mancano le coperture»

25/09/2018 di Redazione

Un’altra brutta pagina nella vicenda del Ponte Morandi a Genova. La Ragioneria dello Stato non metterà il bollino sul decreto Genova, quello presentato il 13 settembre «salvo intese» con gli enti locali. In pratica, l’ufficio del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha rinunciato alla possibilità di approvare lo schema proposto dal governo, sia per l’assenza della relazione tecnica, sia per l’assenza di coperture su alcuni punti (facendo riferimento all’articolo 81 della Costituzione).

Addirittura, nella bozza del decreto legge che è arrivato sul tavolo della Ragioneria dello Stato ci sarebbero – secondo le prime indiscrezioni – i puntini di sospensione al posto delle cifre da indicare per realizzare i provvedimenti contenuti all’interno del decreto.

Per questo motivo, si è resa necessaria una precisazione da parte del Ministero dell’Economia e delle finanze: «La Ragioneria Generale dello Stato non ha bloccato il decreto – si legge -, ma il provvedimento è giunto alla RGS senza alcuna indicazione degli oneri e delle relative coperture», perciò sarebbe «molto incompleto».

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Decreto Genova, il no della Ragioneria dello Stato

La Ragioneria dello Stato, nelle prossime ore, invierà una nota al governo per individuare le possibili coperture, ma spetterà comunque alle strutture esecutive (Palazzo Chigi e il ministero delle Infrastrutture) prendere una decisione in merito. Questo, ovviamente, significa un ulteriore rinvio, una ulteriore perdita di tempo e un inevitabile ritardo sui tempi per la ricostruzione del Ponte Morandi.

Del resto, il decreto Genova – presentato in tutta fretta il 13 settembre per far coincidere quel provvedimento con la data simbolica della commemorazione del crollo del Ponte Morandi – è sembrato dal primo momento provvisorio e del tutto improvvisato. Ora, anche gli uffici preposti della Ragioneria lo hanno certificato.

L’assenza delle coperture per il decreto Genova

La mancanza del bollino dell’ufficio del MeF, insomma, non fa altro che svelare tutto quello che a molti era già sembrato evidente: non si sa da dove tirare fuori i soldi per la ricostruzione a Genova, né quale possa essere la cifra da mettere a disposizione. E mentre il ministro delle Infrastrutture parla del nuovo ponte Morandi come un luogo d’incontro dove si potrà persino mangiare, a oggi – 25 settembre – non si sa nemmeno da dove iniziare una ricostruzione necessaria e quantomai urgente. Per la città e per l’Italia intera.

«Il limite è stato superato: il decreto per Genova ancora non arriva e addirittura, da quanto si apprende dalla stampa, il testo è stato inviato alla Ragioneria dello Stato senza coperture – ha detto il deputato genovese di Liberi e Uguali Luca Pastorino -. Ecco questo è un atto di peggiore dilettantismo, che offende l’intera città abbandonata dal governo al di là dei soliti proclami. Chiedo da settimane un impegno reale: ho auspicato una volontà di dialogo e di confronto senza bandiere politiche. Non c’è stato nulla di tutto ciò: Lega e 5 Stelle hanno giocato con la propaganda, dimenticando le priorità dei genovesi».

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