Ci sono zone d’ombra nel ddl beneficenza?

Secondo il Codacons, occorre una stretta maggiore sugli influencer che aumenterebbero la propria popolarità utilizzando campagne benefiche

25/01/2024 di Redazione Giornalettismo

L’intenzione è piuttosto chiara: dare all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato un perimetro entro cui muoversi per poter intervenire – a livello di sanzioni – nei confronti di pratiche illecite per quel che riguarda il comparto delle attività benefiche. Soprattutto quelle legate a doppio filo alla vendita di alcuni prodotti. Il ddl beneficenza, infatti, va a colpire le attività “poco trasparenti” delle aziende, ma anche dei volti che si prestano alla promozione di queste attività. Dunque, come accaduto nei diversi casi che vedono attualmente sotto indagine Chiara Ferragni (Balocco e non solo), anche gli influencer.

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La bozza del testo, che dovrà essere approvata (oggi) dal Consiglio dei Ministri, prima di passare al vaglio di deputati e senatori, indica quali sono le competenze dell’AGCM e, soprattutto, le sanzioni che possono essere irrorate nei confronti di quelle aziende e di quei personaggi che non rispetteranno i princìpi di trasparenza previsti dal suddetto ddl beneficenza. Questa legge riuscirà a evitare nuovi “casi Balocco”?

Ddl Beneficenza, per il Codacons non è sufficiente

Secondo il Codacons, molti degli impianti normativi fissati dal disegno di legge proposto rispondono alle esigenze di una maggiore tutela dei consumatori. Non è un caso, infatti, che il ddl citi il cosiddetto “Codice del Consumo“. Ci sono, però, delle zone d’ombra che rappresentano – secondo l’associazione dei consumatori – delle criticità su cui si dovrebbe intervenire:

«Gli influencer ottengono evidenti vantaggi economici lanciando campagne solidali a forte impatto emotivo che attirano milioni di visualizzazioni e interazioni sui loro canali social, determinando benefici diretti e indiretti sia per tali soggetti, attraverso un incremento dei follower e del traffico sui loro profili, sia per le aziende e per i marchi da loro sponsorizzati sugli stessi canali». 

Dunque, secondo il Codacons le maglie sono ancora troppo larghe. Si dovrebbero colpire maggiormente i cosiddetti “influencer”, non andato a citare solamente il commercio di prodotti, ma anche il modus operandi sulle piattaforma.

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