Chiesti 3 anni e 4 mesi di reclusione per Marco Cappato e Mina Welby

27/07/2020 di Enzo Boldi

Nella giornata di oggi i giudici del tribunale di Massa (in Toscana) dovrebbero dare il loro verdetto sul caso Davide Trentini, l’uomo che nel 2017 (a 53 anni) andò in Svizzera per il suo suicidio assistito. Il processo vede come imputati – con l’accusa di istigazione al suicidio – Marco Cappato e Mina Welby. Il Pubblico Ministero, al termine dell’udienza odierna, ha chiesto la condanna a tre anni a quattro mesi.

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La vicenda, come spesso capita in Italia quando si parla di eutanasia e suicidio assistito, ha diviso l’opinione pubblica. Il barista di Massa, dopo aver affrontato per anni la difficile vita di una persona affetta da Sclerosi laterale amiotrofica (più conosciuta come Sla), si era rivolto all’associazione Luca Coscioni per chiedere un aiuto affinché potesse arrivare in Svizzera per procedere con le pratiche per il suicidio assistito. Ora le richieste del pm nei confronti ci Martco Cappato e Mina Welby.

Chi era Davide Trentini

Davide Trentini ha scelto liberamente di porre fine alla propria esistenza, diventata travagliata (per usare un eufemismo) per colpa della Sla. Lo aveva raccontato in una lettera pubblicata a pochi giorni dalla sua morte, in cui si ringraziava Marco Cappato, Mina Welby e l’associazione Luca Coscioni per avergli dato l’opportunità di andare in Svizzera. In Italia, però, l’iter per l’eutanasia legale e il suicidio assistito è ancora ferma al palo. E oggi arriverà una sentenza, l’ennesima, che si basa su un vuoto normativo di proporzioni epocali.

(foto di copertina: da profilo Instagram di Marco Cappato)

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