Cosa c’è di positivo e cosa di negativo sui dati del coronavirus del 18 marzo

Giornata campale, oggi, come ricordato in conferenza stampa dalla Protezione Civile che, come ormai da tradizione, ha fatto l’elenco dei dati coronavirus 18 marzo. Angelo Borrelli ha ricordato che il numero dei nuovi contagi da coronavirus è arrivato a 28710, 12090 sono in isolamento domiciliario, 2257 sono le persone in terapia intensiva, mentre i decessi contati oggi sono stati 475.

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Dati coronavirus 18 marzo, cosa c’è di negativo

Il dato peggiore riguarda senza dubbio le morti: oggi, i decessi complessivamente in tutta Italia sono stati 475, il numero più alto mai registrato in un solo giorno dall’inizio del contagio. Con questo dato, il numero complessivo dei decessi da coronavirus in Italia è salito a 2978. La previsione è quella del superamento delle 3000 persone decedute nelle prossime ore.

Soltanto nella regione Lombardia, i morti sono cresciuti di 319 unità e i positivi sono oltre 17mila con 924 persone complessivamente in terapia intensiva. L’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha invitato una volta in più le persone a restare in casa, perché nella regione il numero di contagi sta raggiungendo la saturazione. Si tratta senz’altro del dato peggiore dall’inizio dell’emergenza, da questo punto di vista. A questo si aggiunge una notizia altrettanto simbolica: in poche ore sono morti Marcello Natali, medico di Codogno (57 anni), Mario Giovita di Caprino Bergamasco (65 anni) e Franco Galli di Medole (65 anni). Tre operatori sanitari che sono stati sempre in prima linea dai giorni iniziali dell’emergenza. Fino alla giornata di ieri, gli operatori sanitari contagiati erano 2.623 (8,3% del totale).

Dati coronavirus 18 marzo, cosa c’è di positivo

Per quanto riguarda il dato del contagio, l’unico aspetto meno negativo della giornata di oggi, questo può definirsi stazionario. L’incremento percentuale è in linea con i giorni scorsi, +13,35%, con un incremento assoluto di 2.648 unità. Il presidente dell’ISS Brusaferro ha affermato che sono ancora le regioni settentrionali, in questo momento, ad avere un bisogno maggiore di assistenza, esprimendo la vicinanza ai sindaci e alle autorità locali. «Nelle altre aree del Paese – ha detto Brusaferro – la crescita c’è ma non è così veloce, ma questo non deve illuderci: soltanto se tutti ci comportiamo in un determinato modo, il contagio può essere limitato».

Sempre per quanto riguarda l’analisi della mortalità, il presidente dell’ISS Brusaferro ha affermato che l’età media delle vittime è 80 anni, al 70% uomini. Picchi più elevati si osservano tra 80 e 89 anni. Altro elemento sono le comorbilità come fibrillazione atriale, ictus, cancro. Il 48,5% ha 3 o più patologie. Solo lo 0,8% non presenta una patologia diversa rispetto al coronavirus.

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