I dati AGCOM sul tempo di parola nei tg e nei talk show tra uomini e donne in campagna elettorale sono imbarazzanti

Una sproporzione incredibile nella rappresentanza femminile relativa ai messaggi politici

06/10/2022 di Redazione

Quando ci lamentiamo della rappresentanza femminile in parlamento, in seguito alle elezioni politiche dello scorso 25 settembre 2022, non dobbiamo assolutamente pensare che sia stato frutto di casualità. Si è trattato di una scelta, evidente persino nell’ambito della propaganda e della visibilità in periodo di campagna elettorale. Una scelta sia per la struttura dei listini e per la scelta dei candidati nell’uninominale, una scelta sia per le persone da mandare in televisione a portare avanti le rivendicazioni della propria parte politica. I dati AGCOM sulla parità di genere nei telegiornali e nei talk show nell’ambito della campagna elettorale sono davvero impietosi.

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Dati AGCOM parità di espressione tra uomini e donne nei tg e nei talk-show

Su 22 ore totali di dichiarazioni nei telegiornali, il 90% di questo tempo è stato occupato da uomini, mentre soltanto il 10% è stato riservato alle donne. Nei TG Rai, gli unici partiti che hanno dato una sufficiente rappresentanza alle donne sono stati Fratelli d’Italia (la cui leader, Giorgia Meloni, è una donna) e +Europa (all’interno di questo partito Emma Bonino ha sempre avuto un ruolo chiave). Per tutti gli altri partiti politici le quote blu nei telegiornali hanno sfiorato la totalità.

Nei talk show, la rappresentanza femminile è salita leggermente nei valori percentuali (20% di tempo dedicato alle donne, contro l’80% del tempo destinato agli uomini). L’unico partito la cui presenza femminile nei talk-show è superiore al 50% è stato, ancora una volta, +Europa (il riferimento, questa volta, è all’informazione di La7).

Questi dati non piombano dall’alto. Già nel corso del mese d’agosto, prima ancora che la campagna elettorale entrasse nel vivo, i dati di monitoraggio dell’Agcom sulla parità di genere nelle presenze televisive lanciavano preoccupanti campanelli d’allarme. Con queste premesse, la politica e le istituzioni non saranno mai luoghi di confronto sereno.

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