Toninelli si auto-assolve dopo il sì Tav: «Grazie a me risparmiati 3 miliardi»

Guardavano tutti il suo profilo, immediatamente dopo le parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla Tav e sulla necessità di portare a termine l’opera. Ma Danilo Toninelli, almeno per quanto riguarda l’argomento Val di Susa, è rimasto in silenzio. Sui social network, ovviamente. Perché chi lo ha incontrato, conosce bene il suo modo di vedere e di interpretare la vicenda.

Danilo Toninelli non si dimette

Lo staff fa trapelare che il ministro delle Infrastrutture, uno dei primi e più convinti No Tav, non si dimetterà. Una scelta discutibile, visto che l’azione del suo esecutivo è stata tutta improntata a convincere i cittadini italiani dell’inutiliutà di questa e di altre grandi opere. Ma la motivazione addotta dal ministro delle Infrastrutture è ancora più clamorosa.

«Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – ha fatto trapelare Danilo Toninelli – ha riconosciuto che anche grazie al lavoro del ministero sono stati risparmiati sulla Tav ben tre miliardi di euro, che verranno impiegati per la realizzazione di altre opere». Dunque, ricapitoliamo.

Danilo Toninelli e il tormentato rapporto con la Tav

Il ministro Toninelli, quello stesso titolare del dicastero delle Infrastrutture che voleva togliere le concessioni ad Autostrade il giorno dopo il crollo del ponte Morandi (salvo il fatto che i provvedimenti in questo senso non sono ancora stati presi), quello stesso che ha più volte manifestato in piazza accanto agli attivisti della Val di Susa, quel politico che non ha mai risparmiato accuse alla Francia per come stava gestendo effettivamente la questione sulla Tav – a metà italiana e a metà francese -, quel ministro che ha dato il via a un’analisi costi-benefici che è rimasta troppo a lungo nel suo cassetto, ha pensato bene di ridurre la sua opera di ministro al risparmio di 3 miliardi di euro sulla realizzazione dell’infrastruttura.

L’obiettivo di partenza era bloccare l’opera. Successivamente, il target di Toninelli è stato quello di rimandarla il più possibile, sperando in tempi migliori. Poi, ha fatto analizzare e vivisezionare il progetto tantissime volte, in maniera certosina, ha fatto emergere anche un’analisi costi-benefici che parteggiava per il grave impatto economico (stimato in un rosso di 6 miliardi di euro) sul territorio. Infine, quando anche il presidente del Consiglio si è convinto sull’opera, nega tutta questo suo lavoro, non firma le sue dimissioni, anzi si convince di aver fatto risparmiare agli italiani 3 miliardi di euro.

FOTO: ANSA/ETTORE FERRARI

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