Cile, è ancora avvolta nel mistero la morte di Daniela Carrasco

Il bilancio dopo 4 settimane di guerriglia in Cile, a seguito delle proteste iniziate contro i costi del servizio pubblico, è di 22 morti e oltre 2000 feriti. Tra le tragiche morti verificatesi, spicca però quella di Daniela Carrasco. Nella giornata di mercoledì è stato consegnato ai genitori della ragazza, conosciuta come “Mimo”, la perizia effettuata sul corpo della donna 36enne, trovata impiccata ad un albero. E, dopo la prima ipotesi del suicidio, si fa strada anche l’ipotesi di una morte “simbolica”, a seguito di torture e violenze sessuali, che servisse da monito alle donne cilene.

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Daniela Carrasco è stata ritrovata domenica 20 ottobre senza vita impiccata ad un albero nelle vicinanze del arco “André Jarlan”, nel comune di Pedro Aguirre Cerda. Inizialmente, i medici avevano ipotizzato un suicidio, e dalla perizia, che ha accertato la morte per soffocamento.  Non risulterebbero dal rapporto della polizia scientifica violenze né torture, almeno secondo le fonti ufficiali e le dichiarazioni del procuratore. Tra chi chiede giustizia per la donna che aveva preso parte alle manifestazioni cilene infatti sta prendendo piede un’altra ricostruzione. Daniela Carrasco sarebbe stata infatti vittima di terribili torture e ripetute violenze sessuali, per erigerla a esempio per tutte le donne che stanno scendendo in piazza nell’ultimo mese per protestare contro il governo cileno. Sarebbero infatti molte le donne scomparse a seguito delle proteste. A sostenere questa ipotesi è il coordinatore di “Ni Una menos“, il corrispettivo cileno dell’organizzazione Non una di meno, che sui social network ha denunciato come Daniela sia stata «è stata violentata, torturata, nuovamente violentata fino al punto di toglierle la vita». Accuse sostenute anche dalla rete di attrici cilene, secondo cui la 36enne «è stata rapita dalle forze militari nei giorni della protesta il 19 ottobre».

(Credits immagine di copertina: Twitter en_abyme@en__abyme)

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