Cynthia Nixon non ce la fa, e perde miseramente alle primarie Dem per New York
14/09/2018 di Gaia Mellone
Ultima puntata per la carriera politica di Cynthia Nixon, almeno per questa stagione. L’attrice ha perso contro Andrew Cuomo le primarie democratiche per la corsa alla poltrona di governatore dello stato di New York. Il candidato sostenuto dall’establishment convince di più.
Cynthia Nixon, «non chiamatelo Cynthia effect, la battaglia non finisce qui»
Una sconfitta amara e pesante: Andrew Cuomo, sostenuto apertamente dall’establishment del partito, ha battuto Cynthia Nixon con il 66% dei voti, un punteggio che rende praticamente certa la candidatura al terzo mandato. «Ringrazio tutti quelli che hanno creduto e lottato per questa campagna – ha scritto l’attrice su Twitter – Abbiamo dato il via a qualcosa qui a New York, e non finirà oggi. Questo è solo l’inizio. E so che insieme, vinceremo questa battaglia». Nelil suo discorso ufficiale, ha detto che comunque «il clima di cambiamento non sta coinvolgendo solo i repubblicani, ma anche i democratici». «Durante la nostra campagna, abbiamo dovuto scontrarci con uno dei governatori più forti dello Stato, fin dall’inizio» ha dichiarato riconoscendo la professionalità e il peso dell’avversario. «Abbiamo cominciato dal niente, e ci siamo guadagnati ogni singolo voto e anche se il risultato di stasera non è quello che speravamo, non sono scoraggiata». Cynthia ha detto di sentirsi «forte, inspirata e speranzosa». Alcuni, ricorda Nixon «l’hanno chiamato il “Cynthia Effect” ma io non lo chiamo così, lo chiamo “rendere i nostri leader responsabili delle loro azioni”». «Questa campagna è finita, conclude, ma la battaglia per l’anima del partito democratico è solo all’inizio».
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Il cambiamento dei Dem, Nixon evidentemente non ne fa parte
Forse Nixon sperava di ripetere il successo di Alexandria Ocasio-Cortez, la ventottenne latinas ex barista che ha sbaragliato l’establishment democratico contro ogni aspettativa, e che sembra essere super favorita anche alle elezioni generali che si terranno in autunno contro Anthony Pappas, professore al Peter J. Tobin College of Business. O forse puntava a un risultato come quello di Ayanna Pressley, la 44enne che in Massachusetts ha battuto un candidato sicuro e affermato come Michael Capuano, guadagnandosi la possibilità di essere la prima donna afroamericana a rappresentare lo Stato al Congresso. Il partito democratico ha visto anche la veloce ascesa della sfavorita Stacey Abrams, che ha recentemente vinto in Georgia e che il 6 novembre concorrerà alle elezioni come governatrice dello stato attualmente repubblicano. Si tratta di candidati marcatamente di sinistra, che sembrano spazzare via l’ala più moderata del partito. Effetto Trump? Forse si, sta di fatto che persino la California, uno dei terreni di battaglia più importanti, vedrà il suo primo candidato afroamericano, Andrew Gillum, che ha inaspettatamente sbaragliato la candidata moderata “sicura” Gwen Graham, ex deputata e figlia dell’ex governatore e senatore democratico Bob. In un clima di cambiamento, poteva anche succedere che New York vedesse il suo primo governatore donna e primo omosessuale, ma cosi non è stato.
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Un copione già scritto
I sondaggi avevano preannunciato la sconfitta della Nixon, e con lei hanno avuto ragione. Già quando Cynthia aveva annunciato la sua candidatura a marzo, in molti erano sembrati scettici. Alcuni avevano addirittura ipotizzato che dietro la candidatura della star di Sex and The City ci fosse il sindaco Bill de Blasio, antagonista d’eccellenza di Cuomo e molto amico della Nixon. L’idea era, nell’ipotesi della macchinazione, che la Nixon potesse dare una svolta “più a sinistra” ad un’amministrazione spesso accusata di essere troppo sottomessa ai lobbisti. Cuomo però ha dalla sua una lunga esperienza, un rete di sostegno importante tra privati e sindacati, e un alto gradimento fin dai primi sondaggi – già all’inizio della campagna registrava un 43% di preferenze. Cynthia dal canto suo aveva ottenuto un timido endorsement da parte dei giovani Socialisti democratici americani, che in una nota avevano scritto che lei e il suo vice Jumane Williams fossero «la chance migliore che abbiamo per ottenere il controllo sugli affitti, la sanità pubblica, e molte altre priorità per i newyorkesi lavoratori». A poco è valso il re-branding della Nixon, che ha sfruttato la popolarità acquisita con il suo ruolo di Miranda in Sex and The City, ma ha cercato di distaccarsene: «Tanto per essere chiari- aveva dichiarato durante la corsa – Miranda Hobbes non è la femminista perfetta. La sua New York è una fetta molto ricca, molto bianca, della nostra città e del nostro stato multietnici. Mentre si evolve, il nostro femminismo dev’essere intersezionale: non può (e non deve) esistere senza le donne di colore e le donne trans».
Nixon super arcobaleno, ma non abbastanza per la comunità gay
Fin dall’inizio della sua attività politica, prima a livello di associazioni e poi man mano scalando il partito, le questioni centrali sono ruotate intorno alla difesa dei diritti delle donne e il miglioramento del sistema scolastico e del trasporto pubblico. La carta che sembrava vincente era quella delle tematiche LGBTQ. Apertamente bisessuale e orgogliosa di avere un figlio trans, sostenendo pubblicamente il suo coming out, la Nixon era stata definita una “lesbica non qualificata”. Di risposta, ci aveva stampato delle magliette. Molte volte si è schierata contro le politiche omofobe e razziste del presidente Donald Trump, e si era messa in prima linea per tutelare i diritti arcobaleno. Eppure, è stata abbandonata anche dalla comunità a cui parlava con tanta passione: il movimento LGBT ha preferito Cuomo. Secondo la visione dell’Human Rights Campaign, il gruppo LGBT più influente dello stato di New York, è stato preferito un candidato più sicuro, con più esperienza, che sappia come muoversi tra le insidie politiche e che sappia quali bottoni premere per ottenere ciò che vuole. Andrew Cuomo del resto ha inaugurato il primo memoriale LGBTQ nell’’Hudson River Park al fianco di Corey Johnson, il primo politico eletto a New York apertamente gay, e si è battuto più volte per rendere legali le nozze gay nella Grande Mela, sostenendo che il tema dovesse tornare al più presto al voto delle Camere.
(Credit Immagine: © Lev Radin/Pacific Press via ZUMA Wire)