Il primo e-commerce che parlava italiano, Cybermercato ha fatto la storia di internet in Italia | RAM – La rete a memoria

L'intervista a Marina Bonomi, che ha animato il progetto sin dai suoi inizi. Un progetto visionario italiano, nato in contemporanea con Amazon

14/09/2022 di Gianmichele Laino

Come vi abbiamo spiegato più volte, a Milano – intorno al polo Olivetti che era gestito e animato da Elserino Piol, amministratore delegato di Olivetti Telemedia – si era venuto a creare un vero e proprio clima di innovazione digitale, negli anni Novanta. Sembrava davvero che quella città, in quel preciso suo punto strategico, sarebbe potuta diventare la Silicon Valley italiana. Anche perché i progetti che si stavano realizzando, e che prendevano vita da un gruppo di ragazzi che si erano formati in discipline STEM e che ne avevano previsto l’importanza nel mondo imprenditoriale del futuro, erano davvero di tutto rispetto. Proprio come Cybermercato, l’e-commerce che sarebbe potuto diventare l’Amazon italiano. Ne abbiamo parlato con Marina Bonomi, che era stata protagonista di quel progetto, da direttore generale dell’e-commerce, e che ci ha spiegato com’era nato, come funzionava e quali erano i suoi orizzonti.

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Cybermercato e la sua storia raccontata da Marina Bonomi

«Cybermercato è nato nell’alveo di Olivetti Telemedia, che faceva parte del gruppo Olivetti e che aveva come ad Elserino Piol, persona molto nota nel settore della multimedialità e dell’innovazione in Italia. Olivetti Telemedia, in quegli anni era una fucina di idee, un incubatore di start-up all’avanguardia grazie anche ai rapporti che i vari team avevano con il resto del mondo e con i Paesi maggiormente avanzati nell’ambito della multimedialità. Ricordo, per esempio, il rapporto con il Regno Unito e con l’Olivetti Research Laboratory a Cambridge, dove si adottavano progetti innovativi. Ma c’erano rapporti costanti anche con gli Stati Uniti. E da qui è nata l’idea di portare anche in Italia una esperienza quale quella dell’e-commerce».

Bisogna sicuramente riavvolgere il nastro per comprendere completamente la portata di quella innovazione. All’inizio degli anni Novanta, in Italia, gli utenti di internet erano circa 500mila. Non tutti avevano, ad esempio, familiarità con gli strumenti di pagamento digitale. Quella a cui si rivolgeva Cybermercato, dunque, era una utenza molto ben profilata: su di loro si stava facendo una vera e propria scommessa che, se letta alla luce di quanto accaduto ai giorni nostri, non poteva non considerarsi vincente.

«Il procedimento che seguiva l’utente per effettuare il suo ordine era abbastanza simile a quello che c’è oggi – ricorda Marina Bonomi -. Entrava all’interno del sito, che si presentava come un mall. C’erano addirittura dei piani, a voler riprendere l’idea del centro commerciale, che potevano essere raggiunti attraverso una scala mobile virtuale. Per completare l’acquisto, si poteva pagare sia con la carta di credito attraverso un sistema di telepay di Banca Sella, sia in contrassegno al momento della consegna. La logistica – sia per quello che riguarda il magazzino, sia per quanto riguarda la consegna – era gestita da Bartolini. In più c’era la possibilità di associarsi al CyberClub: una volta che il cliente aveva inserito la propria carta di credito, grazie a un sistema di autenticazione sicuro, il suo nome veniva abbinato alla sua carta e il pagamento, a quel punto, avveniva in automatico».

Cosa si acquistava nell’e-commerce italiano negli anni Novanta

Essendo un’utenza molto profilata, Cybermercato cercava di andare incontro alle sue esigenze. Ecco, allora, i prodotti Rinascente, personal computer e anche alcune soluzioni che, in quel periodo storico, stavano muovendo i loro primi passi: «Nell’e-commerce si potevano acquistare prodotti di diversa tipologia: da quelli di informatica, sia software sia hardware, ai libri, passando per cd-rom multimediali, prodotti di enogastronomia tipici italiani, prodotti selezionati periodicamente dalla Rinascente. Poi, c’era anche la possibilità di acquistare dei viaggi o, per le occasioni speciali, comprare dei fiori attraverso Interflora».

La società di cui Marina Bonomi era direttore generale, dopo un anno, fatturava più di un miliardo di lire. E l’utenza di Cybermercato, tra le altre cose, era una continua sorpresa. Se pensiamo ad Amazon – e al primo ordine ricevuto che era, di fatto, un libro -, scopriamo come Cybermercato (che nasceva praticamente in contemporanea) fosse addirittura qualcosa di più: «Noi ci aspettavamo un libro come primo ordine – spiega Marina Bonomi – e invece ci arrivò la richiesta di un computer a marchio Vobis. Per far capire quanto suonasse strana la cosa, ricordo anche l’aneddoto del corriere addetto alla consegna, che non si aspettava certo di trasportare un pacco dal contenuto molto fragile. Con tutte le conseguenze del caso».

Nonostante la portata innovativa, il team di Cybermercato era ben consapevole che quello che stava facendo sarebbe entrato di diritto nella storia di internet in Italia: «Assolutamente sì: in Olivetti Telemedia avevamo la consapevolezza che questi servizi e in particolare quello di e-commerce sarebbero stati l’evoluzione del mercato. Avevamo la consapevolezza che stavamo creando una realtà nuova per il Paese Italia e che si stava facendo contemporaneamente cultura e business. Per dare un’idea molto approssimativa, in quegli anni – in Italia – gli utenti di internet erano 500mila, mentre negli Stati Uniti erano 40 volte tanto. Il tema non era se questo servizio poteva diventare il futuro, ma soltanto quando lo sarebbe potuto diventare. E il quando è dipeso dal livello di investimenti nelle infrastrutture digitali del Paese»

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