Cursi (Lecce), spara ai vicini di casa per il parcheggio: tre morti e una ferita

29/09/2018 di Redazione

Un lite per futili motivi si è trasformata in tragedia nel Sud del Salento, a Cursi, un piccolo comune in provincia di Lecce. In un litigio tra vicini di casa nella tarda serata di ieri tre persone sono morte e un’altra è rimasta ferita. Sul colpo, vittime di una sparatoria, hanno perso la vita Franco e Andrea Marti, padre e figlio, di 63 e 36 anni. La terza vittima è Maria Assunta Quarta, 52 anni, zia di Andrea, che era stata ricoverata all’ospedale Vito Fazzi di Lecce. La donna è deceduta nella notte. Non sono gravi le condizioni di Fernanda Quarta, mamma di Andrea e moglie di Franco Marti, ricoverata nell’ospedale di Tricase. A sparare è stato un uomo di 57 anni, Roberto Pappadà, un ex operaio al momento disoccupato, che si dedicava alla cura della sorella disabile. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. L’omicida ha confessato.

 

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A Cursi, Lecce, un 57enne spara contro i vicini di casa: tre morti e una ferita

Sembra che la lite sia nata per strada, in via Tevere, dove Pappadà abita proprio di fronte l’abitazione della famiglia Marti. Il 57enne è stato visto estrarre la pistola e sparare prima contro Andrea Marti, appena arrivato con l’auto e poi contro il padre, la madre e la zia di quest’ultimo. I tre erano in casa e sono usciti per strada sentendo gli spari e venendo a loro volta raggiunti dai colpi di arma da fuoco. I rapporti tra le due famiglie erano molto tesi per ripetuti contrasti. Pappadà è stato fermato e portato in caserma in stato di arresto.

La ricostruzione: una vendetta per il parcheggio

Pappadà ha sparato con una pistola 357 Magnum. A quanto pare, il 57enne arrestato deteneva l’arma illegalmente. Stando alle prime ricostruzioni, ha sparato solo per questioni di parcheggio. Il primo delle tre vittime ad essere colpito è stato Andrea Marti. Il 36enne era arrivato in auto e l’aveva appena parcheggiata, quando il vicino ha cominciato a gridare, afferrando poi l’arma e facendo fuoco sul giovane, che è morto all’istante. Poi, dopo aver udito i colpi di arma da fuoco, sono scesi dall’abitazione anche il padre, la madre e la zia del 36enne. Pappadà ha quindi fatto fuoco anche sui tre, uccidendo Franco Marti e ferendo le altre due donne. Maria Assunta Quarta è morta nella notte dopo il ricovero.

La confessione: dovevo mettere fine ai soprusi

«Me lo facevano apposta a parcheggiare le loro auto davanti casa mia. Ho sbagliato, non voglio essere difeso, pagherò, ma dovevo mettere fine a questa storia», avrebbe confessato con queste parole, nella notte, Pappadà. Il 57enne è accusato di triplice omicidio pluriaggravato da futili motivi e premeditazione. Nell’interrogatorio davanti al magistrato di turno, Pappadà ha ricostruito lucidamente la sua folle vendetta, asserendo che il vaso era ormai «sbatterrato» (termine salentino), dopo un anno e mezzo, a suo dire, di soprusi subiti.

Pappadà ha detto di essersi procurato prima una pistola e di aver poi attesto l’arrivo di Andrea Marti, che è giunto in via Tevere in auto con la fidanzata. Dopo aver estratto l’arma e aver intimato alla giovane di allontanarsi, ha esploso due colpi da una distanza di 4 metri, colpendo il giovane alla testa e al petto. Quando poco dopo è arrivato l’auto con a bordo il padre del giovane, Franco Marti, insieme alla moglie e alla sorella di lei, ha fatto nuovamente fuoco. Dei tre si è salvata solo Fernanda Quarta, colpita di striscio dalla pallottola. Pappadà non ha opposto resistenza ai carabinieri.

Il comandante dei vigili urbani di Cursi, a Pappadà, che viveva con la sorella disabile,  era stato più volte chiesto se voleva si provvedesse a destinargli un parcheggio riservato per portatori di handicap davanti casa, e che lui aveva sempre rifiutato, affermando che non c’era bisogno perché nella strada c’era posto per tutti.

(Foto di copertina generica di una gazzella dei carabinieri. Fonte: archivio Ansa)

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