Perché tutti (media e social) stanno parlando delle cuffie Dyson che «purificano l’aria»

Un'operazione che, di questo passo, non avrà bisogno di promozioni pubblicitarie

30/03/2022 di Redazione

Quando si raggiunge questo livello di attenzione mediatica non forzata (e per “forzata” si intendono annunci a pagamento, redazionali, pagine esplicative acquistate sui quotidiani) significa che si è arrivati a un livello di product placement che soltanto aziende come Apple riescono ad avere: creano un evento – la presentazione dei nuovi prodotti – all’interno del quale si offrono delle soluzioni tecnologiche talmente innovative e talmente impattanti nella vita di tutti i giorni da diventare delle “notizie”. È la stessa cosa – pare – che è successa in queste ore con la presentazione delle cuffie Dyson che purificano l’aria intorno a chi le indossa.

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Cuffie Dyson con purificatore d’aria, perché ne stanno parlando tutti

Se media e social network stanno parlando delle cuffie Dyson – più correttamente chiamate Dyson Zone – è perché nella giornata di ieri c’è stata la presentazione del prodotto. Un prodotto che – per inciso – non è stato ancora immesso sul mercato, avrà la sua distribuzione soltanto nell’autunno del 2022 e, probabilmente, rientrerà in una fascia di prezzo alta, non esattamente per tutte le disponibilità economiche. Questa presentazione, aggiunta alle immagini che sono state diffuse, ha decisamente scatenato l’immaginario collettivo. Più a livello di design che a livello di funzione dichiarata in sede di presentazione.

Le cuffie – da indossare al di sopra del padiglione auricolare, dunque qualcosa di molto distante dagli AirPods, per esempio – sono dotate di una vistosa visiera frontale, da collocare all’altezza della bocca. Questa visiera è in realtà il filtro di purificazione. La tecnologia impiegata è la stessa per i prodotti Dyson che sono destinati a questo scopo all’interno di ambienti chiusi, ma un servizio alla persona come questo non si era mai visto. È scattata immediatamente l’equazione “purificazione dell’aria = tutela contro il Covid 19”. Diciamo che un po’ del successo di questa discussione è derivato proprio da questo, con accuse incrociate (anche sui social network italiani) da parte di chi è sempre stato scettico sulla pandemia: secondo queste persone, coloro che sono ancora oggi “ossessionati dal Covid” (cit.) farebbero carte false per acquistare questo prodotto.

C’è un problema: il Covid-19 con le cuffie Dyson Zone non c’entra nulla. Innanzitutto, il loro sviluppo è iniziato sei anni fa, ben prima della pandemia. Inoltre, si parla di purificazione dell’aria, non della protezione da agenti patogeni o da virus. La purificazione dell’aria, semmai, risulta essere funzionale alla lotta all’inquinamento. Una lotta, tra l’altro, passiva: non si fa nulla per migliorare la qualità generale dell’aria, semplicemente si fa qualcosa per migliorare la qualità dell’aria che il singolo possessore delle cuffie respira. L’obiettivo è puntare a quel target di popolazione che vive in città dove l’aria è diventata irrespirabile a causa dello smog, senza rinunciare a una delle più moderne tecnologie per la pulizia del suono (anche questo viene “filtrato”, in modo tale da essere restituito nella maniera più limpida possibile).

Al di là della qualità intrinseca del prodotto (che non è ancora dato giudicare, visto che l’immissione sul mercato sarà soltanto a partire dall’autunno prossimo) le cuffie Dyson sono sicuramente un caso da analizzare dal punto di vista mass-mediologico e di diffusione dei messaggi e di un certo tipo di comunicazione indotta sui social network: trasmettere qualcosa senza mai averla dichiarata in precedenza.

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