Crosetto vuole che i giornalisti non ricordino i fatti
Il co-fondatore di Fratelli d'Italia se l'è presa con il conduttore del Tg1 Mattina accusandolo di «essere di parte». La sua "colpa"? Aver ricordato come FdI avesse tentato, per ben 5 volte, di affossare il Recovery Fund e il PNRR
08/08/2022 di Enzo Boldi
La storia che stiamo per raccontare si basa su eventi realmente accaduti. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente causale (e non casuale). Sono scritti nelle carte dei resoconti parlamentari, quelli che descrivono in maniera oggettiva il comportamento di questo o quel partito politico. Di questo o quell’esponente di maggioranza e opposizione. Storia che, dunque, sono scritte nero su bianco e che non possono essere cancellate. Ma, nonostante questo, Guido Crosetto – co-fondatore di Fratelli d’Italia e oggi consigliere di Giorgia Meloni – ha deciso di affibbiare l’etichetta di «giornalista di parte» a chi spiega al pubblico il comportamento del “partito dei Patrioti” in merito al recovery fund e ai successivi passaggi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che si basa sui fondi dell’Unione Europea.
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Lo spartito è sempre lo stesso, sulla falsariga di quanto avvenuto solo la scorsa settimana sugli schermi di La7. Cambia, però, il palcoscenico. Questa volta, infatti, Guido Crosetto accusa – in diretta – un giornalista Rai (Senio Bonini, TG1) di “fare la parte”
“Lei faccia il conduttore, non la parte”.@GuidoCrosetto, è esattamente quello che @seniobonini ha fatto: il giornalista.
E i giornalisti non danno la parola, fanno domande, ricordano fatti, fanno fact-checking.
Vuol dire “schierarsi”? Si. Ma dalla parte dell’informazione. pic.twitter.com/gW5X2QXSOX— Vittorio di Trapani (@vditrapani) August 8, 2022
«Faccia il conduttore, non faccia la parte. Non si schieri troppo». Qual è stata la “colpa” del giornalista e conduttore del TG1 durante questo approfondimento mattutino? L’aver ricordato allo stesso co-fondatore di FdI come il partito di Giorgia Meloni abbia votato contro il recovery fund e le successive risoluzioni parlamentari sul PNRR con l’obiettivo (non riuscito, vista l’ampia maggioranza a sostegno del governo Draghi e, prima ancora, quella all’esecutivo Conte-2) di affossare prima l’ottenimento dei fondi e poi i piani per predisporne la suddivisione in base a progetti e obiettivi. Vogliamo ricordare questa storia che, probabilmente, a Crosetto non piace.
Crosetto e i giornalisti che ricordano i voti di FdI sul PNRR
E Fratelli d’Italia ha votato contro in ben 5 occasioni. E ci sono le date. E ci sono i documenti ufficiali a confermare le mosse di Fratelli d’Italia. Si parte dal 13 ottobre del 202o, governo Conte-2 (PD+M5S). In quella data sia la Camera dei deputati che il Senato della Repubblica erano stati chiamati a votare la risoluzione sulle linee programmatiche del NextGenerationEu, ovvero il primo atto ufficiale per la razionalizzazione di quell’adesione dell’Italia ai fondi (oltre 200 miliardi) messi a disposizione dall’Europa.
I 5 voti contrari non sono i “giornalisti di parte”
Ovviamente la risoluzione è stata approvata: voti a favore sono 276, 3 i contrari e 219 astenuti a Montecitorio; 148 favorevoli, 122 astenuti e 2 contrari a Palazzo Madama. Ad astenersi, quindi non appoggiando la risoluzione del governo e, quindi, nel tentativo di affossare l’ottenimento di fondi che poi hanno dato vita al PNNR, tutto il centrodestra che all’epoca del Conte-2 era all’opposizione. Quindi anche Fratelli d’Italia. Poi arriviamo al 15 dicembre dello stesso anno. In carica c’era sempre il governo Conte-2 (Pd+M5S): si discuteva in Aula del cosiddetto “React-Eu“, con una risoluzione parlamentare in grado di dare il via libera a quel piano di sostegno e supporto (anche economico) dopo i primi effetti della pandemia Covid. E, anche in quell’occasione, Fratelli d’Italia fece mancare il proprio supporto astenendosi.
Ma il calendario offre un’altra data. Il 10 febbraio del 2021 c’è già Mario Draghi al governo. La Lega e Forza Italia non fanno più parte dell’opposizione in Italia e quindi – a differenza del recentissimo passato – si uniforma anche al Parlamento Europeo: il Recovery Fund è approdato all’Europarlamento e Fratelli d’Italia (che fa parte del gruppo ECR, si astiene anche fuori dai confini nostrani, Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei), anche in questo caso, non dà il suo supporto a questa manovra e a questo piano. Astenendosi. Ma non finisce qui. Poco più di un mese dopo, era il 24 marzo del 2021, il teatro è sempre l’Europa: a Bruxelles viene approvato il meccanismo i finanziamenti del NextGenerationEu. Chi si è astenuto? Fratelli d’Italia (insieme alla Lega che, nel giro 40 giorni aveva già cambiato idea, ma la muterà nuovamente in seguito).
E arriviamo al quinto mancato supporto di Fratelli d’Italia ai fondi europei e, di conseguenza, al PNRR italiano. Data: 27 aprile 2021. Erano i giorni delle prime scadenze, quelli in cui occorreva presentare alla Commissione Europea il Piano di Ripresa e Resilienza in maniera più dettagliata. Qualora non fosse stato consegnato questo documento, la prima (e le successive) tranche di finanziamenti UE non sarebbero mai arrivati. Consci di tutto ciò, Fratelli d’Italia presenta una risoluzione – firmata dal capogruppo Francesco Lollobrigida – per dare parere negativo. E Giorgia Meloni, dal suo scranno alla Camera, pronunciò queste parole: «Se votassimo questo documento si potrebbe dire che siamo seri? Io francamente penso di no. La bassa crescita in Italia non è stata colpa delle aziende italiane, ma della gestione di una moneta unica pessima». Insomma, no all’Europa e ai fondi per il PNRR. Alla fine, ovviamente, la risoluzione del governo venne approvata (bocciata quella targata FdI) nonostante l’astensione (a Camera e Senato) del partito di Giorgia Meloni.
Se ne può parlare oppure no?
Questo è il contesto storico che ci porta a porre una domanda a Guido Crosetto: si può raccontare, soprattutto sulla televisione pubblica, di quel che è accaduto negli ultimi due anni in Parlamento? Si può dire che Fratelli d’Italia ha fatto di tutto (pur essendo all’opposizione, quindi con un margine di successo irrisorio, soprattutto durante il governo Draghi) per affossare prima il Recovery Fund, poi i piani di finanziamento per il NextGenerationEU e – alla fine – il PNRR? Ovviamente si può, senza proporre al pubblico la solita cantilena dei giornalisti di parte. Perché l’unica parte è quella realtà: quelle 5 astensioni (documentate) da parte di chi, con altissima probabilità, dovrà amministrare quella quantità di miliardi nei prossimi anni. Nonostante aver “combattuto” affinché non arrivassero.